Poesia e prostituzione: due immagini poetiche

Le prostitute sono più vicine a Dio delle donne oneste: han perduto la superbia e non hanno più l’orgoglio

[Anatole France, Il giglio rosso]

“Stoltezza, errore, peccato, avarizia
occupano i nostri spiriti e tormentano
i nostri corpi e, come mendicanti
che i loro insetti nutrono, educhiamo
piacevoli rimorsi. Son caparbi
i peccati, vigliacchi i pentimenti;
le nostre confessioni lautamente
ci facciamo pagare, e nel fangoso
sentiero ritorniamo lieti, illusi
d’aver lavato con lacrime vili
tutte le nostre macchie. Sul guanciale
del male, a lungo il Trismegisto Satana
lo spirito incantato culla, e il ricco
metallo della nostra volontà
vien svaporato da quel dotto chimico.
Regge il Diavolo i fili che ci muovono!”

[Charles Baudelaire, I fiori del male]

“Spesso, per ritornare alla mia casa
Prendo un’oscura via di città vecchia.
Giallo in qualche pozzanghera si specchia
Qualche fanale, e affollata è la strada.

Qui tra la gente che viene che va
Dall’osteria alla casa o al lupanare,
dove son merci ed uomini il detrito
di un gran porto di mare,
io ritrovo, passando, l’infinito
nell’umiltà .

Qui prostituta e marinaio, il vecchio
Che bestemmia, la femmina che bega,
il dragone che siede alla bottega
del friggitore,
la tumultuante giovane impazzita
d’amore,
sono tutte creature della vita
e del dolore;
s’agita in esse, come in me, il Signore.

Qui degli umili sento in compagnia
Il mio pensiero farsi
Più puro dove più turpe è la via.”

Umberto Saba, Città vecchia (Canzoniere)

Poesia e prostituzione in Baudelaire e Saba

In una sua celebre citazione, Baudelaire afferma “Che cos’è l’amore? Il bisogno di uscire da se stessi. L’uomo è un animale adoratore. Adorare è sacrificarsi e prostituirsi. Così ogni amore è anche prostituzione.” Non c’è assolutamente da stupirsi se il poeta francese compara l’amore per una donna, che dai suoi predecessori era considerato celestiale e sacro, al mestiere più sporco e depravato. Egli vede le donne, soprattutto le sue amanti, come vampiri assetati di carne e del suo spirito. Ma non può fare nulla contro di loro, poiché ne è dipendente. È dipendente dal loro corpo e dall’effetto che la loro presenza provoca in lui. In sostanza Baudelaire accosta la figura della donna a quella del vampiro. Entrambi esseri perversi, bisognosi di mietere vittime ogni giorno.

In una sua celebre poesia racconta di una donna, chiaramente una prostituta, con cui ha avuto un rapporto, la quale gli dice che “sa dare gioia a tutte le persone tristi e per questo nessuno riesce a resisterle”. Ma il poeta, dopo questa affermazione ha paura di lei, ha paura del suo ruolo di dominatrice, poiché gli uomini, e lui soprattutto, sono completamente assoggettati a questa prostituta.

Hanno bisogno di lei, della sua carne e del suo corpo e per questo sanno che lei può fare quello che vuole di loro. Per molti versi, l’epoca in cui vive Baudelaire è un’epoca in cui le donne iniziano ad aprire gli occhi sulla loro condizioni e alcune cominciano a lottare per i loro diritti e per una parità, che conquisteranno solo molto più tardi. Ma sono donne coraggiose, sono donne che sanno quello che vogliono e che non hanno paura di ottenerlo.

Toulouse-Lautrec, Toilette, olio su cartone, Musée d'Orsay - Parigi
Toulouse-Lautrec, Toilette, 1889, olio su cartone, Parigi, Musée d’Orsay

Diversa è l’immagine che Umberto Saba ci offre delle sue prostitute dalla città di Trieste. Egli racconta della strada che è solito prendere per tornare a casa e che lo porta in uno dei quartieri più poveri della città. Ma qui il poeta sente la vicinanza di Dio, sente che le figure che popolano il quartiere – la prostituta, “il vecchio che bestemmia“, il marinaio, “la tumultuante giovane d’amore“- sono le più immacolate ed è solo grazie ad esse che il suo pensiero si fa chiaro e puro. È qui che ritrova il Signore, perché è con esse che si mischia il dolore e l’amore.

FONTI

Charles Baudelaire, I fiori del male (Mondadori)

Umberto Saba, Il Canzoniere (Einaudi)

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