Le “grandi” mostre: arricchimento culturale o operazioni commerciali?

Le grandi mostre del 2016 continuano: non solo arte e pittura, ma anche scultura, fotografia. Da Escher ai Macchiaioli, fino a Alphonse Mucha…l’elenco sembra non finire più mentre per il Belpaese si prospetta un periodo culturale intenso con eventi artistici presenti nelle principali città italiane. Basquiat a Milano, ”Le storie dell’Impressionismo” a Treviso, ”Orlando Furioso” a Ferrara o ancora Ai Weiwei a Firenze. Lo stivale si animerà con inaugurazioni a raffica di varie esposizioni che, si spera, attireranno turisti e quindi denaro per la nostra economia.

Arricchimenti culturali o operazioni commerciali?

Tuttavia, si tratta davvero di eventi positivi ai fini della cultura?

Queste mostre che prolifereranno in lungo e in largo per la nostra penisola non sono sempre utili, perché rispondono in primo luogo a logiche commerciali e politiche. Per chi si occupa del patrimonio storico-artistico italiano, le mostre rappresentano nella stragrande maggioranza dei casi un problema piuttosto che un evento positivo.

Sono finalizzate non a produrre cittadini consapevoli ma clienti e riconducono il mondo dell’arte al mercato capitalistico. Oggi le mostre che sono così pubblicizzate sembrano grandi discount, mal organizzati e mal gestiti, che contengono mucchi di opere d’arte senza un apparente filo logico che le accomuni tra di loro. Il vero obbiettivo dovrebbe essere impostarle come fossero dei racconti.

Mostre di nicchia vs l’industria del mainstream

Il fatto che oggi le mostre d’arte si organizzino principalmente per volontà economiche ha diffuso l’idea, soprattutto tra gli storici dell’arte, che esse si possano dividere tra quelle di nicchia (destinate a pochi eletti) e quelle destinate al grande pubblico. Questa non solo sarebbe discriminazione ma anche presunzione: nel momento in cui si sceglie di esporre un’opera d’arte si ha il dovere di parlare a tutti i cittadini. La mostra dovrebbe costituire proprio il momento in cui la storia dell’arte esprime al massimo grado la propria vocazione civica, perché non è la fine di un percorso ma un mezzo per ottenere maggiori conoscenze.

Le mostre ben riuscite sono quelle che parlano attraverso un accostamento appropriato di opere, in grado di raccontare cose che altrimenti non si potrebbero capire. Oltre ciò la mostra deve anche trasmettere novità e incuriosire gli spettatori, non soffocarli di informazioni. La mostra si costruisce con la ricerca e con la cultura, per creare narrazioni davanti agli occhi del pubblico.

Nella nostra società purtroppo, le mostre sono diventate la nuova moda, il pane quotidiano attuale e il primo argomento da esporre con atteggiamenti di superiorità durante le cene infrasettimanali, magari da quelle stesse persone che non perdono mai l’occasione per visitare tutte le grandi mostre sparse in Europa, ma che poi non conoscono il vecchio museo dietro casa.

Allora quale sarebbe il valore vero della cultura? La verità è che l’arte non è di tutti, l’arte appartiene a coloro che ne colgono il vero insegnamento: imparare a conoscere e apprezzare il passato per creare un futuro migliore.

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