Scegliere di scappare, è scegliere.

Il più delle volte scrivo quando sono molto triste.
Quando non sono triste, non scrivo.
Perché scrivere cose felici mi fa sentire languida.
E io odio sentirmi languida.
E in quelle circostanze mi sento come se tutto ciò che
scrivo o tutto ciò che esce dalla mia bocca sia infetto.
Quando scrivo mi annullo.
Tutto viene completamente accantonato.
Dimentico tutto ciò che desidero.
E scrivo di tutto ciò che mi sfiora.
In questo momento mi sfiora il vento.
E le orecchie, la musica.
Einaudi risuona in tutte le mie vertebre
e i miei organi vibrano sulla sue note calme.
E mi calmo, anche io.
Il vento mi piace, perché pare che spazzi via tutto,
anche se, non spazza via nulla.
Per esempio, non spazza via dalla mia testa
le scelte della vita, che lascio sempre che
siano gli altri (se è possibile) a fare.
Anche se è giusto che le faccia anche io, ogni tanto,
ma quando mi trovo in situazioni indigeste,
trovandomi in bilico tra il:

-Cosa faccio?

-E’ giusto che io lo faccia?

-Ma devo farlo per forza?

Mi chiudo a riccio, e accantono tutto.
Scappo.
Scappare è una delle mie più grandi scelte.
Quella che faccio sempre quando tutto mi sembra
troppo difficile, da gestire.
Ma io non penso che bisogni necessariamente identificarla,
come una cosa sbagliata, tutt’altro,
molte volte credo che, bisogni identificarla come
una forza interiore che, non tutti hanno.
Scappare è il mio meccanismo di difesa.
E tutti noi ne abbiamo uno.
Non è sempre facile scappare.
Anche nello ”scappare” ci sono delle complicazioni.
Come cause maggiori, che tornano più in là nel tempo.
E da quelle, non scappi.
Ma sono mie scelte, non posso lasciar che siano gli altri,
a scegliere per me.
La verità è che non sempre ti salva qualcuno.
Molte volte (secondo me è meglio)
se cerchi in qualunque modo di
salvarti da sola.

 

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