“C’erano una volta le fiabe di Walt Disney”

Bastano queste poche parole per essere trasportati lontano, oltre il tempo e lo spazio, in un mondo magico in cui tutto è possibile: “c’era una volta, in un regno molto lontano…”.

Un mondo dove i tappeti volano, le fanciulle cadono addormentate per cento anni e si risvegliano solo con il bacio di un principe, gli specchi parlano, le zucche si trasformano in carrozze scintillanti e le sirene esistono; soprattutto un posto dove il lieto fine è garantito.

A che servono le fiabe? “Molto simili ai miti, le fiabe avevano la funzione di diffondere i valori di una comunità e le regole di comportamento” spiega Jack Zipes, professore americano di lettere comparate all’Università Usa del Minnesota, uno dei massimi esperti sulla funzione e le origini delle fiabe. “Le brutte avventure che riguardavano i bambini, spesso poveri e orfani, erano ispirate dalla vita reale, alle quali si adattarono i famosissimi Fratelli Grimm.” Da Biancaneve a Cenerentola, da Ariel a Belle, i Fratelli Grimm pubblicarono la versione originale delle loro fiabe tra il 1812 e il 1815. Da allora son passati ben due secoli e studi recenti ci dimostrano e ci confermano che in realtà le fiabe classiche hanno origini molto antiche: addirittura le si fa risalire al ricordo di primitivi riti di iniziazione.

Poi è arrivato Walt Disney: quel genio di scrittore che, coi suoi racconti e rivisitazioni delle storie ben più crude dei Grimm, ha fatto entrare nella vita quotidiana e nei cuori di adulti e bambini le fiabe classiche a cui tutti noi siamo così affezionati. Il cambiamento è dovuto anche a una trasposizione cinematografica, la quale richiedeva delle modifiche e dei tagli nelle versioni originali. Chi non ha pianto con Simba per la morte del re Mufasa? Chi non ha sospirato di gioia davanti al piedino elegante di Cenerentola che scivolava nella scarpetta di cristallo? Chi non si è terrorizzato davanti al viso malefico della Matrigna di Biancaneve trasformata in vecchietta?

Al giorno d’oggi purtroppo, molti hanno dimenticato la bellezza e i grandi insegnamenti delle fiabe. Troppo poco spesso vengono raccontate dalle mamme ai bambini la sera, sostituite da play station, i-pad, tablet, televisori e cellulari. Le fiabe sono diventate qualcosa di vecchio, sciocco, futile, da raccontare ai creduloni e agli ingenui. Si perché le fiabe sono brevi, semplici, dirette e in alcuni casi talmente assurde che gli adulti fanno fatica a comprendere il vero messaggio che queste vogliono trasmettere. Eppure esse, da tempo immemorabile, sono un mezzo per diffondere valori, educare civilmente e stimolare la fantasia.

Le fiabe ci aiutano a vivere, a capire chi sono i buoni, a credere che il finale “… e vissero per sempre felici e contenti” può realizzarsi.

In fondo chi è Jasmine se non una ragazza ricca che sceglie di sposare un povero? Chi è Mulan se non una donna emancipata che dimostra di valere quanto e di più di un uomo? Chi è Biancaneve, se non la fanciulla romantica che aspetta il suo principe azzurro? Chi è Cenerentola se non una popolana che scala il vertice della società? Così via per ognuna delle eroine Disney. Non siamo molto lontani dalla realtà quindi. Tolti gli elementi fantastici, il succo è questo: scorci di vita reale resi magici da un pizzico di fantasia.

credits

Federica Premi

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