Netflix presents Orange Is The New Black 4

E infatti risale al 17 Giugno l’uscita – in un unico blocco di 13 episodi – della nuova attesissima quarta stagione di Orange is the new black, un serial di nicchia rispetto al più celebre cugino di fama Games of Thrones – guess what’s up in the end, qui – ma che ha saputo prendere fino dal primissimo episodio nel lontano 2013. Ambientato in una prigione femminile dello Stato di New York, la serie segue le diverse storie delle detenute – tra amori lesbo, faide interrazziali e rapporto conflittuali con la realtà e con la legge.

La storia riprende dove ci avevano lasciato alla fine della terza stagione con le detenute del Litchfield intente a scappare nel vicino laghetto, approfittando del boicottaggio delle guardie “storiche”, che decidono di licenziarsi, e con Alex minacciata nella serra da un sicario mandato da Kubra per ucciderla. Nuovi grattacapi per Caputo che dovrà sopperire alla mancanza di secondini, ristabilire l’ordine nella prigione e prepararsi all’accoglienza di nuove detenute, tra le quali Judy King, vip reo confessa di evasione fiscale e trasferita all’ultimo secondo al Litchfield.

Il tutto ovviamente sommato al problema di sovraffollamento che creerà non pochi problemi logistici – mancanza di spazio, di lavoro e di oggetti di prima necessità allo spaccio, primo tra tutti gli assorbenti – e problemi di influenza di “territori”, con la rivalità tra la gang latina e the black women – più Brook Soso – che si inasprisce ancora di più a causa di un terzo giocatore, il neonato filone razzista bianco.

Una stagione ben strutturata come sempre, piena di episodi e gag che non solo ci intrattengono con la loro ilarità, ma che sono ben congeniate per denunciare quella che potrebbe essere  la situazione umana all’interno delle prigioni americane, spiegate dal punto di vista sia di chi le gestisce come organizzazioni macina denaro – al pari di una fabbrica di bulloni o ingranaggi -, sia di chi vive la tragedia al di là le sbarre pretendendo giustizia – come nel caso di Sophia Burset, transgender – e sia di chi ovviamente vive il malato sistema carcerario femminile.

Orange-Is-The-New-Black-logo

Tra guardie che abusano del loro potere con violenza –sia fisica che psicologica – giustificata solo dal distintivo, portato indebitamente e direttori preoccupati più dall’immagine che dall’essenza, sembra quasi che la prigione di Jenji Kohan – che ha ideato la serie per Netflix – ricalchi le scene di tipico liceo americano, reso adulto ma comunque familiare , in cui si crea una forte empatia con tutte le detenute di cui capiamo i bisogni e di contro una forte antipatia verso i secondini, che dovrebbero rappresentare la giustizia. Loro che di giusto hanno solo l’uniforme.

Inizio “tranquillo” e intrigante e solo verso la fine con l’episodio The Animals le carte cambiano…

Stagione approvata su tutta la linea, soprattutto per il ritorno – tanto sperato dei fan – di Nicky Nichols e per aver accennato a un tema che –si spera- sarà ripreso e approfondito nei nuovi episodi a venire, quello che Frank Darabont nel suo film Le ali della libertà chiama ”Costituzionalizzazione”, il post prigione, come ci si ritrova nel mondo una volta fuori –esatto, un personaggio verrà scarcerato per buona condotta.

Questa serie rappresenta un perfetto “ripiego” per chi dovrà colmare il vuoto lasciato da Games of Thrones nell’attesa della settima stagione, ma poi alla fine vi ritroverete ad aspettare la quinta stagione di OITNB prevista sempre per Giugno 2017.

Orange is the new black –serie completa – lo trovate ora in streaming su Netflix.

Qui sotto il trailer della 4 stagione.

Sentite la differenza.

N.B.

Consiglio vivamente chi non ha iniziato o chi vuole rivedere la serie dall’inizio di preferire il doppiaggio originale, perché molti giochi di parole, lo slang e il naturale modo di parlare delle attrici che caratterizzano particolarmente il personaggio viene perso con la versione italiana. Ne vale la pena per “Black” Cindy, Crazy Eyes e Red.


 

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