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La storia della Filologia, parte I

Leggendo un testo antico, spesso dimentichiamo il percorso che ha affrontato per giungere fino a noi intatto. Prima dell’invenzione della stampa, i libri erano oggetti talmente costosi da non essere commercializzati; le poesie venivano trasmesse oralmente e i testi sacri erano conservati nelle chiese e nei monasteri.

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Esempio di salterio diurno miniato del sec. XVII

La storia della filologia

I libri posseduti da ricche famiglie spesso venivano lasciati nei testamenti ai monasteri, che divennero i custodi della cultura ma attuarono una selezione lenta e spietata –ai nostri occhi-. Poiché il costo della pergamena era elevato, le opere di poco valore o poco leggibili venivano smembrate e cancellate per ricopiarne nuove e più utili in quel momento.

I grandi autori latini sopravvissero in parte a questo processo, ma in quanto pagani le loro opere avevano spesso meno valore a confronto dei testi religiosi. Se questa abitudine ci sembra immorale, occorre notare che anche noi oggi “sacrifichiamo” –buttiamo- molti oggetti potenzialmente interessanti per gli storici, come vecchi computer, in favore di oggetti più utili.

Quando un testo sopravviveva a questa procedura, veniva copiato in caso di necessità da uno o più copisti –prima monaci e poi anche laici- che, per distrazione o per correggere errori, hanno modificato la versione originale in modi più o meno considerevoli.

Il ruolo fondamentale degli umanisti

Così nacque la filologia. Durante l’Umanesimo, Francesco Petrarca fu tra i primi a cercare i testi e paragonarli per ricreare una versione il più possibile simile all’originale. Gli umanisti scoprirono nei monasteri un tesoro inestimabile di testi antichi, alcuni mai letti ma conosciuti perché citati da altri. Li riportarono alla luce con grande entusiasmo; anche troppo. Infatti i testi, protetti fino ad allora perché esclusi dalla fragilità delle collezioni private e distribuiti tra i letterati, si persero dopo la loro morte.

Altre volte utilizzarono prodotti chimici per rendere leggibile per poco tempo un testo cancellato, compromettendone del tutto la lettura a lungo termine -oggi è possibile leggerli con i raggi x e la TAC-.

Gli umanisti facevano copie dei libri che amavano, incorrendo loro stessi negli errori dei copisti. Boccaccio stesso copiò molte opere, tra cui Dante: aveva la tendenza ad essere fedele ma commetteva errori di distrazione.

Con la nascita della stampa il lavoro del filologo divenne essenziale per scegliere come stampare e diffondere le opere. Così nacquero diverse metodologie per ricostruire una versione il più possibile simile all’originale.

FONTI

produzione intellettuale propria;
La trasmissione dei testi latini. Casi specifici, Paolo Chiesa, a.a. 2014-2015

CREDITS

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