CI FU CHI STRAPPO’ LA TESSERA DI PARTITO


Cultura
e potere, da secoli questo binomio convive in un rapporto di odi et amo.
La storia insegna che la cultura costituisce da sempre uno strumento di potere con cui costruirsi la benevolenza del popolo; d’altro canto, quando attraverso la cultura si cerca di sottomettere il potere stesso non ci sono regimi che tengano. Le idee sono a prova di proiettile, citando le parole del protagonista del graphic novel di Alan Moore, V per Vendetta.
Nonostante ciò, a dominare è sempre stato il potere. Sia per i mezzi a sua disposizione sia per le illusioni che la cultura dei regimi è in grado di evocare. Come evidenziava Gustave Le Bon in Psicologia delle folle (1895): ”chi fornisce illusioni agli uomini ne diventa comandante, chi le distrugge ne diventa vittima”.

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Nella storia dell’uomo i pensatori hanno sempre trovato difficoltà ad esprimersi liberamente poiché osteggiati dal potere costituito.
Nel 400 a. C. Socrate fu costretto a bere la cicuta in seguito al processo per empietà; nel 500 d. C. Boezio fu condannato a morte in seguito a una congiura ai suoi danni; nel 1600 le persecuzioni da parte della Chiesa contro gli eretici costarono il carcere ai più fortunati, il rogo ai meno; tra gli esempi più recenti  l’esilio di Bertolt Brecht, per le sue opere teatrali e l’incarceramento di Antonio Gramsci, per il timore che suscitava ai membri del partito fascista.
Più degli eserciti e più delle armi incute timore l’essenza della cultura, poiché un popolo acculturato è un popolo libero e quindi più difficile da controllare.
L’aveva capito Bruno, quando davanti agli inquisitori che pronunciarono la sua condanna al rogo disse: “Avete più paura voi a pronunciare questa sentenza che io nell’ascoltarla”.
Eppure, non tutti gli intellettuali hanno il coraggio di opporsi al potere costituito.
Come non citare, nel secolo passato, gli imbarazzanti silenzi di Heidegger sulle barbarie commesse dal Partito Nazista? Oppure Giovanni Gentile ed Ezra Pound, strenui sostenitori del Duce.
Ma, per fortuna, ci fu chi strappò la tessera del partito assolutista al quale aveva inizialmente aderito.
Questo qualcuno fu Luigi Pirandello che, capito quanto la sua libera cultura stesse troppo stretta rinchiusa nei ranghi del potere, davanti a un gerarca fascista si sfilò la tessera del partito di tasca e la stracciò di fronte ai suoi occhi, un gesto significativo per un popolo che ancora oggi ha bisogno di liberarsi dalle catene dei suoi padroni.
Tuttavia, ciò potrà avvenire solo quando la cultura si schiererà dalla parte giusta, dalla parte di chi non la sfrutta per i propri meschini interessi: dalla parte del popolo.

Daniele Palmieri

credits:

La Morte di Socrate, Daniel Chodowiecki [Public domain], via Wikimedia Commons

Monumento a Giordano Bruno a Campo de’ Fiori, Roma. By Jastrow (Own work (own picture)) [Public domain], 2006 via Wikimedia Commons

Fonti:

http://www.classicitaliani.it/pirandel/critica/Giudice_pirandello-fascismo.htm

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