Ad ogni occasione la sua canzone

La musica non è solamente una combinazione eufonica e ben riuscita di note e pause. La musica è un’arte e le note non sono altro che gli strumenti per decodificare i pensieri e i sentimenti di chi quest’arte la sa padroneggiare, dando vita ad una melodia, capace di accompagnare ognuno di noi nel percorso più o meno ingarbugliato o lineare che è la vita.

Da piccoli ascoltavamo musica. Siamo nati e cresciuti a suon di ninne nanne, filastrocche e nenie varie, che i nostri genitori utilizzavano – a volte inventandosele – quando proprio non c’era verso di farci mangiare, addormentare o semplicemente per farci sorridere. Nell’adolescenza la musica è stata fedele compagna dei periodi più bui, tenendoci per mano quando il mondo ci si rivoltava contro – almeno ai nostri occhi. Abbiamo desiderato di diventare cantanti e musicisti – qualcuno di noi forse non ha ancora smesso. Abbiamo imparato a suonare uno strumento per sentirci più forti e socialmente interessanti. Ci siamo innamorati, pensando che ogni volta fosse per sempre, ritrovando in ogni canzone un pezzo della nostra storia d’amore, a volte rosea a volte tormentata e difficile. Abbiamo pianto, stupendoci di come le parole di “quella” canzone sembrassero proprio scritte per noi, trovando il conforto che altrove sarebbe stato impossibile ottenere. Abbiamo ballato, riso e scherzato sulle note delle hit del momento.

Ancora oggi la musica fa parte di noi. La musica ha il potere di farci rivivere i ricordi e ci aiuta a non dimenticare chi siamo e da dove veniamo, perché a volte è bello guardarsi indietro e sedimentare la percezione di noi stessi e delle nostre esperienze. Ci accompagna nella vita di ogni giorno e riesce a proiettarci nel futuro, facendoci viaggiare alla volta di luoghi lontani, rendendoli sorprendentemente molto vicini.

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Troviamo sempre il tempo per la musica: al mattino mentre ci prepariamo per affrontare la giornata, scegliendo la play-list più adatta all’umore del momento; mentre guidiamo, cantando a squarciagola; in un negozio mentre proviamo capi all’ultima moda, che con la musica giusta contribuiscono a far crescere la nostra autostima – anche se temporaneamente; al lavoro o durante lo studio per isolarci dall’ambiente circostante alla ricerca della giusta concentrazione; mentre corriamo sul tapis roulant della palestra con l’occhio che continuamente cade sull’orologio, che scandisce il tempo che sembra sempre non passare mai abbastanza in fretta; al ristorante in piacevole compagnia al lume di una candela; davanti ad un locale con un buon cocktail in mano, con gli amici tra chiacchiere e risate; la sera a letto con le cuffie nelle orecchie dopo una giornata che forse non è stata così interminabile come pensavamo…

La musica ci emoziona, facendoci sorridere e piangere. La musica ci da quello che cerchiamo, la giusta carica ma anche la pace. Per questo non esistono solo canzoni belle o canzoni brutte, che ci piacciono o che giudichiamo inascoltabili. In molti casi le canzoni sono legate a filo doppio con attimi, ricordi, sentimenti, persone, cose… La musica è fatta di attimi, ricordi, sentimenti, persone e cose.

 

E così vogliamo bene alle canzoni degli 883 – La regola dell’amico, Gli anni, Hanno ucciso l’uomo ragno – perché sono associate a lunghi viaggi in auto con la famiglia o gli amici all’inizio o al termine di una vacanza o alle gite scolastiche in cui grandi cori – molto poco strutturati e vagamente sgraziati –  si levavano dal fondo del pullman, raggiungendo le prime file. Waka Waka, YMCA e Gioca Jouer sono probabilmente legate a momenti inizialmente molto imbarazzanti – come solo i balli di gruppo sanno essere – ma scanzonati, allegri e dominati dal divertimento. All at once di Whitney Houston, You Can’t Hurry Love di Phil Collins, Marry Me di Train perdono molto del loro fascino se estratte dal contesto del primo ballo degli sposi. Ascoltare i grandi classici dei cantautori italiani (Ligabue, Rino Gaetano, Venditti, Battisti, Baglioni, De Gregori, Vasco…) da un cd è sostanzialmente diverso dal cantare gli stessi classici in gruppo, con l’accompagnamento di chitarre – a volte improvvisate – riscaldati dal calore di un falò, sulla spiaggia con gli amici e una birra in mano. Nel 2012 sotto l’ombrellone abbiamo amato Summer Paradise dei Simple Plan (feat. Sean Paul), salvo poi tradirla per Get Lucky dei Daft Punk, Bailando di Enrique Iglesias o El mismo sol di Alvaro Soler, gli anni successivi.

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Attraverso l’immedesimazione e l’empatia, la musica si presta ad essere contestualizzata ed interpretata, assumendo esattamente la connotazione che noi stessi vogliamo darle. Ad ogni occasione la sua canzone!

“La musica ha un grande potere: ti riporta indietro nel momento stesso in cui ti porta avanti, così che provi, contemporaneamente, nostalgia e speranza” (Nick Hornby).

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