UNLEARNING: Un inno gentile alla disobbedienza

2014; Anna, Lucio e la loro figlia di cinque anni Gaia vivono a Genova. La loro vita è una routine estenuante: sveglia presto, lavoro fino a tardi, spesa, cena veloce e poco tempo per stare insieme e godersi la vita familiare. La vita, insomma, della maggior parte delle famiglie italiane.

Anna, Lucio e Gaia però non ci stanno, vogliono scoprire se esistono e quali sono le realtà “altre”, visioni della vita e del vivere in famiglia diverse dalle loro. Prendono quindi una decisione e, dopo una lunga preparazione, partono per sei mesi, senza macchina, muovendosi in autostop e girano per l’Italia ospiti di famiglie tramite couchsurfing, eco-villaggi che danno alloggio e vitto in cambio di lavoro, comunità, e molto altro.
Durante questi sei mesi, i tre protagonisti filmano tutto con una piccola telecamera e dopo il loro ritorno, su consiglio di molti amici, la loro esperienza diventa il film documentario che è stato e continua ad essere proiettato in tutta Italia.

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La sera della proiezione al cinema Oberdan di Milano era presente Anna, una delle tre protagoniste del film che alla fine ha raccontato dettagli, retroscena, parti del del viaggio che dalla pellicola non si possono vedere (sei mesi di viaggio sono stati condensati nel tempo cinematografico quindi sono state scelte le esperienze più significative) e ha risposto alle numerose domande postele dalla platea, rendendo l’esperienza della visione ancora più interessante.

Quello che questi tre eroi (perché di questo si tratta) hanno fatto è estremamente coraggioso: sia perché si sono auto-costretti ad affrontare le difficoltà pratiche di viaggi scomodi, spesso aspettando ore prima che qualcuno si fermasse per dargli un passaggio e vivendo realtà a cui non erano abituati in luoghi che non sono il classico appartamento cittadino ma magari cascine, spartane case di campagna, tende da campeggio, persino una yurta, o facendo lavori come quello del contadino, che nessun abitante di una città può vantarsi di saper fare; sia perché hanno avuto il coraggio di mettersi alla prova, di aprirsi a realtà molto diverse dalla propria, uscendo dalla comfort zone a cui tutti noi siamo abituati.
Durante il loro viaggio hanno incontrato famiglie molto critiche nei confronti del sistema scolastico pubblico o privato e si sono convertite all’educazione parentale, che permette di insegnare ai propri figli a casa, convinti che si impari meglio partendo da esperienze pratiche piuttosto che da libri e manuali; hanno vissuto con una famiglia di circensi nomadi che si spostano di città in città facendo i loro spettacoli, hanno vissuto in una comunità di hippies, dormendo in una tenda nel bosco e condividendo con tutti gli altri i propri soldi, il cibo e le proprie capacità.

Alla fine dell’esperienza, il rientro alla “vita normale” non è stato facile, ma quello che più ha impattato sulle loro vite, – racconta Anna – è stata la maggiore tranquillità con cui vivono la giornata, la relazione con gli altri: soprattutto adesso viaggiano molto di più e sono molto più disponibili ad ospitare viaggiatori in casa propria come loro stessi sono stati ospitati.

Le esperienze che Unlearning mostra non sono LA risposta, nessun modo di vivere è perfetto, esente da problemi, preoccupazioni e fatica: ogni way of life presenta aspetti positivi e negativi, e alcune si prestano a delle critiche, ma il messaggio che si vuole dare è che ognuno di noi può trovare il proprio modo di vivere, quello in cui si sente a proprio agio, più libero e sereno.
Il sottotitolo del film è “un gentile invito alla disobbedienza”, proprio perché vuole spingere tutti a non accettare come dato e incontrovertibile lo stile di vita che la società ci impone anche se non ci piace, non lo sentiamo nostro, ci pesa terribilmente, ma di disobbedire e darci la possibilità di cercare ognuno la propria felicità.


 

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