La tragedia di Antigone emoziona ancora

La passione degli antichi greci per le storie tragiche appare molto lontana dai gusti odierni e viene spontaneo chiedersi perché non preferissero argomenti più allegri o semplicemente più avvincenti. Eppure, per secoli, il genere tragico è rimasto alla base del teatro colto, ha fatto commuovere una generazione dopo l’altra e tuttora una buona parte di lettori apprezza le storie commoventi.

Una tragedia metteva in scena le passioni più forti, positive e negative, così che gli spettatori sublimassero i loro timori verso il destino avverso. La percezione del destino oggi è blanda e talvolta fusa con la Provvidenza Divina, quindi sembra che questo genere non abbia più nulla da dirci. Ma come tutti i classici, se piacevano allora possono piacere anche oggi e come esempio, ho scelto Antigone di Sofocle.


Antigone è figlia di Edipo e come ai suoi fratelli il destino le farà pagare il sacrilegio commesso dai genitori –Edipo uccise il proprio padre e giacque con la propria madre senza saperlo-. I due figli di Edipo, Eteocle e Polinice si fecero guerra tra loro per il trono; Polinice fu esiliato dalla città ma ritornò con il proprio esercito, diventando un nemico della patria. I due fratelli si uccisero a vicenda, ma lo zio Creonte diede degna sepoltura solo a Eteocle e pose la pena capitale su chiunque osasse seppellire Polinice: qui ha inizio la tragedia. Antigone prova a convincere la sorella Ismene a dare sepoltura a Polinice ma agisce da sola, viene scoperta e condotta al cospetto del re per essere punita.

Il dialogo tra di loro è lungo e complesso; Antigone è impertinente e fiera, la sua fine è segnata, ma è convinta di aver agito in modo corretto e pronta ad subirne le conseguenze. Non chiede la grazia, ma fa valere le proprie ragioni con riflessioni sentite e lucide, intramezzate da frecciate che lasciano spiazzati interlocutori e lettori. Altri difendono la causa di Antigone, così Creonte si trova improvvisamente dalla parte del torto e cerca con tutte le proprie forze di convincere se stesso del suo errore.

È una storia breve ma intensa e travolgente, ricca di emozioni, convinzioni e ripensamenti, e non stupisce che i greci amassero tanto le tragedie. Il finale non è per nulla scontato, e sapere che sarebbe stato tragico non rovina la lettura, anzi, si accettano scommesse per chi e come morirà.

 

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