Alla ricerca del senso della vita: “Gabbiani”

Vincenzo Cardarelli – Gabbiani

Non so dove i gabbiani abbiano il nido,

ove trovino pace.

Io son come loro,

in perpetuo volo.

La vita la sfioro

com’essi l’acqua ad acciuffare il cibo.

E come forse anch’essi amo la quiete,

la gran quiete marina,

ma il mio destino è vivere

balenando in burrasca.

Un’immagine semplice e diretta che, con efficacia prorompente, arriva a colpire nel segno. Cardarelli paragona in maniera assolutamente esplicita l’eterna meditazione dell’uomo sulla sua esistenza al volo dei gabbiani, che costantemente ridefiniscono la loro meta per trovare nuovi orizzonti di “quiete”.

La vita è un “perpetuo volo”, un viaggio in cui l’uomo, mosso da un autentico bisogno fisiologico, rappresentato dal “cibo” da “acciuffare”, lascia il conforto e la protezione del suo “nido” – ovunque esso sia – e tende la mano tentando di afferrare, senza tuttavia mai cogliere, il senso della vita. Lo sfiora, intuisce le intime radici di quel mistero irrisolto e irrisolvibile, ma, prima che possa comprenderne il significato, deve mollare la presa e continuare a volare. Un po’ come un bambino che rincorre la palla e appena l’ha raggiunta istintivamente l’allontana nuovamente con un calcio. Grazie al fenomeno linguistico dell’inversione (verso 5), spostando cioè gli elementi costitutivi della frase in una disposizione che capovolge la normale struttura sintattica, “la vita“, in quanto elemento anteposto, diviene il fulcro della poesia.

L’analogia è tuttavia messa in discussione nel finale. La congiunzione avversativa “ma” rappresenta un vero e proprio turning point. La metafora della vita cambia forma, prendendo le distanze dall’immagine del viaggio. L’uomo desidera ardentemente la pace e la serenità, le ricerca, ma si ritrova a doversi barcamenare in un mare in burrasca, la cui potenza esula da qualsiasi forma di controllo da parte sua. Un destino che più o meno beffardamente s’impone dall’alto tessendo le fila di una trama in cui l’uomo, come un moscerino, rimane impigliato, preda degli eventi, immobilizzato dalla tensione tra desiderio e realtà. Illuso.

Ciò che colpisce, se si legge ad alta voce la poesia – se non l’avete ancora fatto vi consiglio di provare – è la profonda musicalità creata da un abile gioco di assonanze e allitterazioni. Cardarelli non delude le aspettative di scrittore ricercato e di raffinato poeta, riuscendo a riportare in auge una “nuova eleganza” basata sugli intramontabili modelli classici. Si discosta con fermezza, infatti, dalla moda simbolista ed ermetica, tipica della prima metà del ‘900, preferendo il paragone esplicito a versi oscuri, evocativi e contorti basati su metafore ardite e poco immediate.

Cardarelli utilizza un linguaggio chiaro, asciutto e riflessivo, organizzato in periodi brevi e concisi, formalmente impeccabile. Dietro ad una struttura così apparentemente semplice si nasconde una costruzione originale giocata sul contrasto: un tema di portata macroscopica ed esistenziale volutamente raccontato come fosse una filastrocca o una favola di Esopo o Fedro. E come ogni favola che si rispetti non manca la morale: la serenità e la felicità, ricercate fisiologicamente dall’uomo, non esistono come stati permanenti, ma solo come brevi attimi. In tal senso la serenità e la felicità consistono nel saper riconoscere quegli attimi, viverli fino in fondo e utilizzarli come fonte di forza e motivazione nei momenti in cui, invece, tutto appare privo di senso, complicato e difficile.

In un periodo storico – il suo – inquieto, caratterizzato dal crollo di certezze fino a quel momento inattaccabili, da tensioni politiche, economiche e sociali tra le più grandi potenze europee, da interrogativi lontani dall’avere una risposta credibile – quindi in buona sostanza non così dissimile da quanto viviamo oggigiorno a distanza di oltre mezzo secolo – Cardarelli approccia una ricerca mirata a catturare in uno scatto la fugacità del tempo attraverso immagini (il volo dei gabbiani e il mare in burrasca), capaci di veicolare una profonda sensibilità e un altrettanto profondo senso di inquietudine e disagio di fronte alle domande della vita. Uno stato d’animo che rispecchia la condizione umana – la nostra. Nulla di più attuale.


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