Madrese, la prima lingua

Gli psicologi hanno analizzato il particolare linguaggio, chiamato madrese o baby talk, che le madri utilizzano spontaneamente in molte culture per rivolgersi ai figli piccoli. Talvolta viene parlato anche dagli altri adulti e dai bambini più grandi, e riprodotto nei libri per bambini molto piccoli.

Fronte
http://www.farmatop.it/

Maurizia Cotti evidenzia che si serve di toni più alti e un ritmo più lento rispetto ad una comunicazione tra due adulti, per rendere più facile per il bambino cogliere con chiarezza i diversi suoni e decodificarli. Le frasi sono brevi e con una grammatica semplice e lineare, il vocabolario limitato, legato alla concretezza e ricco di vocaboli affettivi od onomatopeici, accompagnati da gesti enfatizzati. La madre ripete frasi con piccole variazioni al suo interno, ad esempio indicando un cane potrebbe pronunciare:”Dov’è il bau?”, “Ecco il bau”, “Com’è peloso il bau”. Queste espressioni facilitano la comprensione del bambino e abituano la sua mente ad associare ad un suono “bau” –che poi diventerà cane- un oggetto o animale con determinate caratteristiche distintive.
Quando il bambino è il primo a parlare, la madre attua la riformulazione: ripete la frase del bambino grammaticalmente più corretta. Quindi ad un “Miao pappa” la madre replicherà con “Sì, il gatto mangia il pesce”. In questo modo, oltre a correggere la lingua, dà un rinforzo positivo al bambino per aver compreso il mondo intorno a sé e averlo descritto in modo sufficientemente corretto.

Per gli antropologi il madrese non sembra una condizione necessaria per l’apprendimento del linguaggio. Le madri di Samoa e della Nuova Guinea non utilizzano questo linguaggio, ma uno stile direttivo, dicendo direttamente ai figli come parlare. In tali culture, però, molti lati affettivi della cura infantile sono affidati ai fratelli e ai cugini più grandi, perciò è possibile che loro utilizzino il madrese.

Libro
http://mammaoggi.it/

Crescendo, il madrese viene sostituito da un linguaggio sempre più simile a quello degli adulti, ma il bambino è ancora in fase di apprendimento e Basil Bernstein consiglia un linguaggio in codice elaborato per facilitare l’inserimento scolastico. Il codice ristretto mantiene frasi semplici, mentre il codice elaborato utilizza frasi mano a mano più complesse, che evidenziano i nessi di causa-effetto. Ad un “Prendi l’ombrello”, elaborare con “Vedi che piove? È meglio prendere l’ombrello, altrimenti ti bagni”.

Un passo alla volta, il bambino formerà un proprio linguaggio e arriverà a sua volta a formulare, comprendere e leggere frasi complesse.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.