Isole Orcadi: un viaggio lungo 5000 anni

Quando si parla di preistoria, una delle immagini che compare subito alla mente è quella del sito neolitico di Stonehenge, il misterioso complesso di megaliti, tumuli e fossati della contea inglese dello Wiltshire. Ma il Regno Unito nasconde tesori ancora più antichi. Si tratta delle isole Orcadi, a nord della Scozia. È un paradiso per gli archeologi, dato che le circa 70 isole sono costellate di migliaia di siti che vanno dal mesolitico, all’Età del ferro, all’epoca vichinga e a quella medievale. Proprio qui è presente Skara Brae, il villaggio neolitico meglio conservato in Europa (3100 a.C. circa), trovato per caso a seguito di una burrasca nel 1850.

Ring of Brodgar at sunrise
Ring of Brodgar

L’isola più grande dell’arcipelago è Mainland, dove sono presenti gli scavi più importati. Dal Ness of Brodgar (“promontorio di Brodgar”) si possono vedere vari complessi e costruzioni dell’Età della pietra, che, probabilmente, sono collegati da uno schema che gli studiosi stanno ancora cercando di decifrare. Si tratta di due cerchi rituali di pietre, il Cerchio di Brodgar e le Pietre Erette di Stenness, e l’enorme tumulo funerario di Maes Howe, dichiarati patrimoni dell’UNESCO e caratterizzati da quei giochi di passaggi e allineamenti solari tanto cari a Stonehenge. Gli scavi esplorativi in questa zona sono iniziati nel 2002, ma nessuno poteva prevedere la portata della scoperta. Qui, infatti, sono stati rinvenuti migliaia di manufatti, tra cui più di 650 opere di arte neolitica e la più antica raffigurazione di un volto umano rinvenuta in Gran Bretagna. Il promontorio è proprio una miniera d’oro per gli archeologi, che per ora hanno scavato solo poco più del 10% dell’area dell’insediamento.

Quello che oggi pare come una manciata di isolette sperdute nel Mare del Nord, all’epoca era un centro tecnologico e culturale molto attivo, grazie soprattutto alla sua posizione strategica (non dimentichiamo che le Orcadi sono state un fulcro marittimo fino alla Seconda guerra mondiale). Qui la popolazione poteva godere di un suolo fertile e di un clima mite, oltre all’abbondanza di arenaria, con cui costruire i propri edifici. Niente capanne in legno o paglia: a Mainland domina la pietra.

154804280-e44a247e-7191-4079-a2b4-2ad5c072633a

Ma perché una florida civiltà come quella delle Orcadi è pressoché sconosciuta ai più? Che fine hanno fanno gli abitanti di queste isole? E perché non ci è giunta loro testimonianza tramite vie diverse rispetto ai ritrovamenti archeologici? È qui che sorgono i misteri. La cosa certa è che attorno al 2300 a.C. tutto finì. Gli studiosi stanno ancora cercando una spiegazione, ritrovabile in un connubio elementi: cambiamenti climatici, la scoperta del bronzo, dei mutamenti sociali. Il problema è che la società delle Orcadi non sembra sia andata degradando col tempo, anzi. Dai ritrovamenti pare invece che la popolazione abbia scelto di allontanarsi volontariamente da quelle terre, in maniera compatta. Sono stati infatti ritrovati i resti di un enorme banchetto, durante il quale furono uccisi più di 400 bovini. È una grande cifra, di forte impatto su una società agricola come quella delle Orcadi. Sembra proprio una cerimonia di addio, seguita inoltre dalla sconsacrazione del tempio e dalla distruzione di numerosi edifici. Piccolo mistero nel mistero: i partecipanti al banchetto conservarono le tibie degli animali uccisi. Il motivo e il significato di un simile atto sono ancora ignoti, e forse così resteranno per sempre.

C’è ancora tanto da scoprire e da studiare in questa zona, che potrebbe anche rivoluzionare la concezione secondo cui la cultura nasce a Sud per poi civilizzare il barbarico Nord. Il Ness of Brodgar testimonia il contrario: che sia proprio così?

Credits: copertina, im1, im2

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.