Santiago de Dios, desideri cileni.

Desideri cileni

Per le strade piene di colori,

tra le giacche de la Moneda,

tra i verdi bus per Arica,

Tra le balere di Tacna,

dove vini argentini,

sorretti da signore peruane,

giostrano tra le lisce gambe,

di donne basse e suadenti.

 

Li ti verrò a prendere,

 

per portarti negli ostelli,

dei garzoni del Venezuela.

 

Tra le fanciulle indecise,

ti porterò per lasciarti giocare,

con le panchine di fiori,

per non fuggir la sacra speranza.

 

Chiusa tra le Ande e le tecnologie asiatiche,

uomini duri e donne bianche,

nella tua culla di profumi secchi,

li mi son lasciato cadere,

m’hai avvolto e stregato,

giammai ti conobbi.

 

Aleggi, quasi vagheggi,

nel mezzo d’una calle vicina all’oblio,

signori dal petto gonfio fumano su di te,

dove hai partorito le sue mani,

che con profumi, la carta han inondato,

che non l’hai visto morire li,

come una madre che attende il figlio soldato,

l’hai dovuto lasciar lontano,

ma il tepor tuo ancora si sente,

e con gli occhi salati andai via.

 

Eroi d’una notte,

salvatori di gloria,

campioni di gusti,

mogli di letti a castello,

fratelli di sogni minimi.

 

Materie e corpi,

racconti di bacco,

polveri ed erbe,

barbe e mani,

organi e lingue.

 

Vita di gioventù,

già non perdonata.

 

Ostelli,

mari di tempeste,

dove i capitani del piacere,

issan bandiere di passione.

 

 

 

Colle di potenza di madonne imponenti,

screzi di sole,

turisti giapponesi,

e scatti ansioni.

 

Per i vicoli del monte che domina Santiago,

costernato da croci,

addobbate di sangue.

 

Dove cristi proteggono folle di ignari,

tra biciclette e gassose,

e lento aleggia il sapor della sera.

 

Come nelle file dei teatri dei ricchi,

le luci appagano i desideri morenti.

 

Il sole si corica dietro le Ande,

e si scivola giù con una verde funivia italica,

dal profum di ferro antico,

e mi affiori, lenta.

 

Avenues colme di giacche,

viali straboccanti di occhiali neri,

pan di formaggio e carte d’oro.

 

Calzoni scuri stretti,

ingabbiano fianchi sensuali.

 

Nel mezzo di banchi e finanze,

onorevoli e santi,

la sua statua asciutta

come Mosè tra i mari

conta i giorni.

 

 

Nei nomi d’uomini stoici,

di donne posate in dignità,

profumo di storia d’una urbe.

 

Fiori e caramelle,

divise e silenzio.

 

Là nel medio,

come in attesa d’una visita dovuta.

 

Là nel medio,

Allende arde sin tempo,

ed io maledico i tempi miei.


 

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