Noi, matematicamente bello.

Oggi Lo Sbuffo si addentra nell’intricata foresta letteraria delle “utopie negative”, un genere non ben delineato che però offre moltissimi esempi e importanti spunti di riflessione. Futuristici, critici, satirici, temi scottanti, provocatori. Orwell, Bradbury, Huxley, chi non si è mai perso nei loro mondi malati, controllati, organizzati e asettici? Chi non ha mai pensato a come sarebbe vivere in situazioni simili? Fantascienza. Distopia.

Ma soprattutto, tra questi grandi nomi, chi parla mai di Zamjatin (se non coloro che nella letteratura russa hanno lasciato il cuore)?

Oggi voglio parlarne io, perchè quest’uomo, non solo ha dato vita ad un monumento di bellezza letteraria, di fantasia e di estro, ma è da molti indicato addirittura come uno degli iniziatori di questo stesso genere; perciò, come tutti conoscono la crudeltà del Grande Fratello, è giusto che ci si ricordi anche del Benefattore.

L’opera in questione è Noi. Tra le mani del lettore una raccolta di appunti di un matematico invasato, nazionalista, ligio al dovere, fermamente convinto della validità e dell’assoluta inviolabilità dei valori dello Stato Unico. Un piccolo sommario e poi le note su una giornata di lavoro: l’Integrale, il marchingegno che permetterà di esportare il modello di Stato Unico in tutta la galassia, sta prendendo forma. E poi eccoli, gli elogi al Benefattore, gli elogi al suo operato, alla concezione di uno Stato che annulla il libero arbitrio in vista della felicità. Ma anche nella più perfetta equazione, anche nella più perfetta e ponderata funzione matematica, si può incappare nell’irrazionale √-1. Così, anche la perfetta macchina che è l’uomo può incappare nella sua incognita irrazionale, nella sua disperazione, nella sua ancestrale nemica. Ma queste sono tutte preoccupazioni inutili, no? Finchè l’uomo non fa caso e ignora l’irrazionalità di √-1 tutto fila liscio, tutto scorre, un pendolarismo costante, la matematica scandisce la vita. Ma poi qualcuno ti tocca alle spalle e ti dice: “Si, nella tua serie di numeri perfetti, tra le tue cellule perfettamente sincronizzate, in uno spazio infinitesimo tra le loro membrane saggiamente allineate, risiede un nulla, uno spazio che sfugge alla ragione, che sfugge a te, a me e al Benefattore, una cosa che non puoi controllare, qualcosa che ti rende bestia, che ti rende umano. Non vedi le tue mani come sono scimmiesche? Non vedi che qualcosa in te sfugge dalla tua idea di linearità razionale delle forme? Qualcosa di antico giace dentro di te e aspetta che tu lo scopra. Vuoi pensare che sia una malattia? Fai pure, ma vivitela.”

Io ci sono stata dietro quel Muro Verde, ho visto con loro gli uccelli volare sopra la mia testa per la prima volta, e anche se gli appunti si mescolano, tu ormai ci sei dentro. Sei nella Casa Antica, sei dietro le pareti di vetro. O-90, D-503, I-330, decidi tu in chi vuoi incarnarti, ma lascia che Zamjatin di porti altrove, nel suo mondo spaventosamente perfetto.

 

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