Il cimitero Okunoin: tra Buddha e Panasonic

Sarà per  le inquadrature di Mangia, Prega, Ama, oppure per il fascino dell’oriente e del giapponismo, ma è proprio in questi ultimi anni che i turisti occidentali volano dall’altra parte del mondo per alloggiare all’interno dei templi buddisti in apposite strutture un tempo usate per accogliere i pellegrini: gli shukubo. Ovviamente è necessario attenersi a tutte le cerimonie e rituali previsti dal tempio, come la lunga recitazione dei sutra del mattino, un’alimentazione vegana, lo Shakyo (la copiatura calligrafica dei sutra),  la meditazione serale Ajikan e logicamente la notte passata sulla stuoia tatami -Al che c’è da chiedersi cosa abbiano di tanto scomodo gli alberghi-

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Uno di questi luoghi spirituali più famosi ,con ben 52 alloggi, e ritenuto da 11 anni Patrimonio dell’ Umanità Unesco è il Rengejoin  ed è situato sul Monte Koya. Se vi dovesse capitare di fargli visita, sarete accolti da un’ anziana signora, la madre del reverendo e direttore del tempio Ryusho Soeda, che vi racconterà di essere stata la prima ragazza ad essere andata a Tokyo per studiare l’ inglese.

Secondo la leggenda della scuola buddista Shingon, il monaco Kukai, fondatore della  comunità religiosa, sarebbe uscito dal suo stato di meditazione solo quando il Buddha del futuro Miroku sarebbe sceso sulla Terra. Da allora le ceneri dei defunti sono state poste dai parenti davanti al monaco in attesa dell’ avvento del profeta, costituendo un cimitero gigantesco che conta più di 200.000 tombe e che prende il nome di Okunoin.  Per raggiungerlo è necessario attraversare un ponte ligneo che simbolicamente segna il passaggio dal mondo dei vivi a quello delle anime, e infatti, dall’altra parte l’atmosfera è carica di sacralità. Silenzio surreale, natura, ruscelli fiabeschi, alberi di cedro che svettano nel cielo azzurro e sentieri lastricati che si inoltrano nella fitta vegetazione. Ad un tratto viene da sorridere se si posa l’occhio accidentalmente su un cenotafio che un’impresa di insetticidi ha dedicato alle sue vittime, le termiti.  E’ interessante vedere come, in linea con la filosofia giapponese di mantenere il territorio incontaminato, naturale, senza manipolazioni, il cimitero si preservi conservato perfettamente seppur con una visibile impronta di civiltà moderna; infatti si nota la distinzione tra le tombe più antiche e quelle più recenti, moderne e artificiali, come quelle che la nota azienda Panasonic dedica ai dipendenti più meritevoli.

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