Il giullare arcobaleno del duemila

Le sere d’inverno le persone, a Milano, indossano vesti di buio, sciarpe di fumo, mimetizzandosi tra asfalto e palazzi. Stratificano l’abbigliamento per contrastare la temperatura e l’umido. Si preparano e si ritrovano con gli amici a prendere da bere nei locali, ma poi escono a fumare. Lì, al freddo, rimangono per ore a chiacchierare, scherzare, ma soprattutto ad aspirare ed espirare fumo. Mentre parlano fanno gli indifferenti, non si guardano troppo negli occhi, ma lanciano occhiate intorno senza dare troppa importanza a niente. Sono circondati da una coltre nebbia che non lascia trapelare un suono, o forse nessun suono troppo alto viene prodotto.

Improvvisamente il bisbiglio dei grigi milanesi viene interrotto da una macchia di colore all’orizzonte. Una cresta arcobaleno si intravede nella nebbia e ne esce un ometto. Passeggia tra la gente cercando gli sguardi dei fumatori distratti, tentando di vendere qualche carabattola. La sua espressione è seria, dietro gli occhiali la disillusione, non proferisce una parola. Si avvicina ai grigi fumatori  per mostrargli tutti i suoi oggetti divertenti. Ha accendini a forma di water, mini elicotteri a reazione, cerchietti luminosi e  anche filtri, cartine, grinder e qualsiasi cosa possa servire ai fumatori. I grigi interlocutori lo guardano appena, scuotono la testa, non sembrano divertirsi, ne sembrano avere voglia di comprare nulla.

Il nostro eroe avanza coraggiosamente tra la folla e ad ogni sguardo disinteressato risponde con una nuova e divertente proposta. I suoi oggetti sono luminosi, colorati, rumorosi, tutto ciò che serve per spassarsela, ma nemmeno lui ne è entusiasta. Continua a camminare senza mai abbassare lo sguardo pieno di speranza e dolore. A volte accenna un sorriso. A volte qualcuno è meno sgarbato. Non rinuncia mai a divertire il suo popolo di fumatori grigi. Non strappa mai una risata, un sorriso, uno sguardo divertito, l’apatia sembra imprigionare il suo pubblico, ma lui non demorde. Ha una missione il nostro giullare e non sarà l’uggiosa atmosfera a fermarlo.

Una ragazza di provincia lo indica da lontano all’amica. Cosa ci fa lì un ometto con la cresta arcobaleno? Al collo porta una di quelle scatole che una volta si usavano per vendere i pop-corn nei cinema. La sua sembra essere piena di magie. L’amica di città scuote la testa e svia la sua attenzione, la mette in guardia. Ce ne sono talmente tanti di giullari che se compri qualcosa a uno, poi ti senti di dover comprare a tutti. Non bisogna dargli attenzione perché altrimenti loro cominciano a mostrarti tutta la loro mercanzia e tu devi ricordare di non comprare niente per nessuna ragione, non sei interessata. Il giullare per fortuna non ha percepito questo momentaneo picco di attenzione, non si ferma davanti alle ragazze. Gli passa davanti come in processione e loro lo guardano mute.

Continua ad errare con quei suoi capelli strani e un’espressione remota, come se dentro di lui stesse intensamente ricordando altri luoghi. È immune all’odore delle sigarette perché le sue narici sono inebriate da odori lontani. Non si offende alle risposte maleducate dei suoi clienti, perché non li ascolta, non li guarda veramente, lui non è reale, non è lì. Lui è solo un involucro di lucine e divertimenti da un euro tra fumatori grigi, fantocci con i quali condivide i marciapiedi di città.

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Disegno di Chiara Azzollini

FONTI

Copertina ©Chiara Azzolini

Immagine 1 ©Chiara Azzolini

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