La Grindadrap, discutibile tradizione

In un’ Europa ultimamente sempre più rispettosa dell’ambiente  e devota al vegetarianesimo, fino all’estrema tutela degli animali e del loro habitat, circolano da tempo voci provenienti dal nord del nostro continente, dove sopravvive perfettamente integrata nel suo circolo di cittadini orgogliosi, tuttora nel duemilaesedici – e lo scrivo a caratteri alfabetici per sottolinearne la lunghezza – un’angosciosa caccia.
Il regno della Danimarca è sicuramente conosciuto per l’affascinante scultura della sirenetta che osserva deludente e malinconica il mare. Probabilmente ora sappiamo il perché.
Le onde che sfiorano le Isole Faroe infatti, spesso diventano teatro di guerra tra cittadini di ogni età e professione, e globicefali, nella ormai celebre Grindadrap.

Partiamo da nome: per grinda, vengono intesi i diretti interessati e per drap, l’estenuante lotta totalmente vana. Si tratta di una vera mattanza dei cetacei, che a tradimento vengono attirati a riva e spiaggiati per sempre.
Tradizione secolare, questa pratica veniva utilizzata per la funzione di assoluto sostentamento degli abitanti dell’arcipelago: la carne veniva – e viene tutt’ora – donata a tutti i cittadini, ciò quindi non ha portato ad una commercializzazione della stessa. Il grasso invece, tramutato in olio, usato per mettere in funzione lampade.
Ora che la carne si importa, si produce da altri animali o la si sostituisce e l’elettricità la si produce anche solo con l’acqua, le giustificazioni sembrano vacillare.
Attraverso un raccapricciante video postato dalla Sea Shepherd riguardo l’ultima Gindadrap – si parla dello scorso luglio -, si notano parte delle sevizie in poco meno di cinque minuti: i globicefali vengono accerchiati da barche e motoscafi di medio-piccolo dimensioni e con diversi attrezzi di vita quotidiana si crea rumore, al fine di confonderli, fino a fargli raggiungere la spiaggia. Già storditi e prevalentemente privati dell’acqua sufficiente, vengono brutalmente attaccati dai cittadini con uncini non accuminati infilati nello sfiatatoio per poi essere razionati com’è per tradizione.
Immaginiamo in quanto tempo, anche due o tre uomini, possano ridurre in una lisca un cetaceo di lunghezza pari a dieci metri. E quindi, immaginiamo la sofferenza.

La cosa che lascia più perplessi, è l’atteggiamento delle forze dell’ordine che combattono attivamente affinchè gli oppositori di questa mattanza siano allontanati  durante un avvistamento.
Una recente legge infatti, implica che nessuno debba impedire l’andamento della caccia alle balene. Non solo, gli oppositori, anche solo sospettati che possano ostacolare l’ondata di sangue, vengono incarcerati.

Sfatiamo però dei miti che sono divagati dopo un servizio di una nota trasmissione televisiva di giornalismo scandalistico: questi cittadini – purtroppo – non vanno contro la legge perché non fanno parte dell’Unione Europea, dove invece è severamente vietata la caccia alle balene. Questo perché spesso si confonde il Regno di Danimarca con lo stato della Danimarca. Non vengono dunque usati fondi Europei per l’abbattimento dei cetacei, ad esempio per la sorveglianza del mare e alla Danimarca, non compete la giurisdizione delle Isole.
Questo fenomeno dunque, non è placabile da noi esterni.

 

 

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