Carne in laboratorio: scelta possibile e forse anche consigliabile

Da diversi anni è in corso la ricerca per la produzione di carne in laboratorio; se fosse realizzabile in grande scala e a bassi costi potrebbe diminuire notevolmente le violenze sugli animali e l’inquinamento derivante dagli allevamenti.

La coltivazione in vitro di cellule muscolari è stata effettuata per la prima volta nel 1971 da Russell Ross. Dopo di lui diversi gruppi di ricercatori hanno ripetuto l’esperimento e quasi tutti lo hanno terminato facendo un piccolo pranzetto con il risultato –la carne ottenuta infatti era di dimensioni molto ridotte-.
A Londra, nel 2013 è stata fatta la prima dimostrazione pubblica di un hamburger prodotto in laboratorio e assaggiato durante una conferenza stampa. Fu prodotto partendo dalle cellule staminali di una mucca che, dopo essere state nutrite con proteine, si sono sviluppate in piccole fibre, poi unite per formare l’hamburger. Le cellule, infatti, se vengono nutrite possono proliferare anche senza un essere vivente che le coordini. Il risultato fu quasi perfetto e la ricerca fu maggiormente finanziata: lo scorso mese è stato fatto un assaggio pubblico di polpette di laboratorio.

Polpette bn
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La potenzialità del progetto consiste nel fatto che quando il processo di crescita è partito, teoricamente è possibile produrre carne all’infinito senza aggiungere altra materia prima animale. Il ruolo degli animali è così poco rilevante, che questa potrebbe diventare una carne per i vegetariani per scelta etica, poiché per la sua creazione non è stata necessaria alcuna violenza. Per i vegetariani per scelta alimentare invece non c’è alcuna differenza, anche se è una carne potenzialmente più sana –non ha grasso e non c’è uso di antibiotici sull’animale-.
Ma questo esperimento ha ancora molti scogli da superare: oltre al costo ancora alto e all’alone poco invitante di artificialità che la circonda, questa carne potrebbe richiedere l’aggiunta di prodotti esterni per accelerare le crescita e migliorare la conservazione. Inoltre alcuni propongono una modificazione genetica per rendere il prodotto finale di qualità migliore, anche se non è strettamente necessario –questa carne infatti non è OGM-.
Puntano anche alla riproduzione di tessuti umani non per l’alimentazione –anche se alcuni la assaggerebbero- ma per riprodurre organi per trapianti o contro la distrofia muscolare.

Vitro bn
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Come molti progetti ha grandi potenzialità e altrettante difficoltà, ma se i ricercatori lavorano con etica il prodotto finale è probabilmente più sano della carne di un animale che ha sofferto a lungo per nutrirci.

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