Fenomenologia di un salame: regole o censura?

di Federico Lucrezi

Beppe Cruciani asserragliato nella sede del Sole 24 Ore brandisce un salame e lo agita verso la porta a vetri del palazzo.

Dall’altra parte uno sparuto gruppo di manifestanti vegani cerca di forzare la sicurezza ed entrare nell’edificio per raggiungere il conduttore. Qualche minaccia e tanti slogan: “Giù le mani dagli animali – scandiscono – noi non scriviamo su Facebook, ti affrontiamo! Scendi se hai coraggio!”

È tutto talmente bello che sembra di essere in un film.

Per capire cosa sia successo il 29 marzo bisogna tornare indietro di qualche giorno. Che Beppe Cruciani ami la provocazione non è una novità, basta seguire qualche puntata de La Zanzara per apprezzare lo stile pungente del conduttore. E d’altra parte la poca simpatia che nutre verso il mondo vegano è cosa nota: non è raro trovare sui profili social del conduttore immagini di invitanti bistecche o post che ridicolizzano i prodotti più idioti della propaganda vegana.

La classica goccia che fa traboccare il vaso è l’ospitata, qualche giorno prima, di Marco Mapelli, allevatore e ristoratore della provincia di Lecco arrivato in studio insieme a una pecora che – ha spiegato – sarà macellata tra qualche mese.

Il 29 marzo durante la diretta i manifestanti, meno di una decina, si presentano a Milano fuori dalla sede del Sole 24 Ore con atteggiamenti ben poco pacifici.

Sul web le manifestazioni di solidarietà al conduttore non si sono fatte attendere ed è proprio sui social che quella di Beppe Cruciani e del suo salame smette di essere una delle tante storie di intolleranza nazivegana e ci pone di fronte ad un’inevitabile riflessione.

Quello stesso giorno il noto comico Luca Bizzarri, sul suo profilo Facebook, posta uno scatto che lo ritrae a sua volta in compagnia di un salame. Passa qualche ora e la fotografia viene rimossa.

L’immagine – si legge sul comunicato automatico – non rispetta le linee guida del social network.

Il successivo post del comico sintetizza la vicenda perfettamente:

Cose che ho imparato. 
Su Facebook puoi:
Mandare a cagare
Dare del coglione
Fotografarti il culo
Provarci con le ragazzine
Provarci con i ragazzini
Fotografarti le tette senza i capezzoli
Negare l’olocausto
Dare del ciccione
Dire che però Mussolini…
Minacciare di morte
Bullizzare i compagni che poi si lanciano dalla finestra
Dire che però sti zingari…
Recuperare Stalin
Tritare le palle a sconosciuti
Offendere la Preside
Sputtanare l’ex
Condividere simpatie naziste
Invadere il Brasile
Ma se pubblichi una foto con un salame in braccio te la tolgono perché “non rispetta gli standard della comunità”.

Tralasciando per un attimo la pericolosità di questi fanatismi, comunque fin troppo tollerati, è d’obbligo una riflessione.

Partendo dall’incontrovertibile presupposto che la fotografia di un salame non viola nessun regolamento di Facebook, né può essere in alcun modo considerata offensiva, e ricordando che oggi in Italia l’offerta di prodotti alimentari e di ristorazione dedicata al mondo vegano è ampia ed in crescita (stiamo dunque parlando di una realtà completamente riconosciuta, posta nelle condizioni di vivere con facilità la propria scelta alimentare), non si trova nessuna valida ragione per oscurare quella fotografia.

Il sospetto è che l’eliminazione della foto sia stata semplicemente la risposta alle decine di segnalazioni che il post ha sicuramente ottenuto, dato il clima teso della giornata.

Ma quindi di che linee guida stiamo parlando? Quali standard della comunità sono stati violati?

È accettabile che il principale social network del mondo occidentale consenta che il proprio regolamento sia flessibile e arbitrario e che possa essere piegato alle opinioni di un gruppo di utenti e al loro desiderio di mettere a tacere ogni pensiero differente? È accettabile che quello che ciascuno di noi può o meno postare sul proprio profilo Facebook sia stabilito dall’isteria e dalle posizioni umorali e irrazionali di gruppi radicalizzati? È accettabile la censura di una posizione legittima sulla base di un’opinione personale differente?

Evidentemente no, ma stando a quanto questa vicenda ci insegna, la realtà dei fatti è questa.

Divieto di salame.

Buono a Sapersi.

Il prossimo che vorrà postare una foto dell’aperitivo stia attento a fotografare solo le olive.


Images: copertina1 copertina2

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.