Nino Rota: una vita di musica al servizio del Cinema

Era il 10 aprile 1979 quando a Roma si spense Giovanni Rota Rinaldi, in arte Nino Rota, talentuoso ed eclettico compositore italiano, senza dubbio il primo compositore del cinema. Egli mise infatti la propria musica al servizio dei registi, potenziandone idee, scene, personaggi, primo tra tutti l’amico Fellini.

Nato a Milano nel 1911 da una famiglia di musicisti, Nino incominciò ad avvicinarsi alla musica a soli 4 anni, quando la madre lo avviò al pianoforte. Furono subito evidenti il suo amore e la sua predisposizione per la musica: questa per lui era un divertimento, e la composizione un gioco fatto di pentagrammi e note, un po’ come era stato per un altro enfant prodige: Mozart.

Il suo precoce talento fu alimentato dall’ambiente musicale milanese, fecondo e dinamico, che si riversava in casa Rota, frequentata da figure d’eccellenza quali Toscanini e Puccini. Un talento del genere non potè non essere conosciuto molto presto dal mondo: nel 1922, prima a Milano e poi a Turcoing (Francia), fu eseguita la sua vera prima opera L’infanzia di S. Giovanni Battista che gli meritò il titolo di “l’emulo di Mozart”, assegnatogli dalla stampa internazionale.

Era incominciato un brillante percorso artistico, attentamente seguito prima da Ildebrando Pizzetti, che guidò l’istinto creativo nella consapevolezza tecnica, e poi da Alfredo Casella, che lo portò alla piena maturità. La sua tipica vena popolare la dovrà invece a Toscanini, che gli permetterà di studiare al “Curtis Institute” di Philadelphia, dove Aaron Copland lo indirizzerà al cinema.

Fu quest’ultimo connubio con il cinema a consacrare la sua figura. Egli incominciò a comporre per la Settima Arte durante gli anni della guerra – non lasciando da parte però composizioni classiche – con tutti i maggiori registi dell’epoca che richiedevano sue colonne sonore. Cominciò musicando Zazà di Renato Castellani, e poi Il Gattopardo di Luchino Visconti, La bisbetica domata e Romeo e Giulietta di Zefirelli. Ma la collaborazione, e soprattutto l’amicizia, in cui realizzò il suo talento fu senz’altro quella con Federico Fellini, che conobbe durante i primi anni d’insegnamento al Conservatorio di Musica “N. Piccinni” di Bari.

All’epoca il regista era impegnato a produrre il suo secondo film, Lo sceicco bianco, e chiese il contributo del compositore, ben più celebre di lui. Il timido e pacato Maestro musicherà da questo momento tutti i film dell’amico – tra cui i più famosi Otto e mezzo, La dolce vita, La strada e Amarcord. Per tutti seguirà lo stesso processo creativo di sempre: non guardare il film se non quasi alla fine della composizione, e basare la musica su appunti e indicazioni del regista. Ma anche queste a volte venivano meno.

Fellini descriveva infatti così il processo creativo di Rota: “Improvvisamente, nel mezzo del discorso, metteva le mani sul pianoforte e partiva, come un medium. Si produceva come una rottura del contatto, e sentivi che non ti seguiva più, non ti ascoltava più, come se i concetti, le spiegazioni, i suggerimenti ostacolassero il corso creativo”. Tale trasporto di cui parla Fellini portava però sempre Rota ad una vena melodica sterminata, che non precludeva alcun genere, e manteneva allo stesso tempo un’impronta lirica dovutagli probabilmente alla gioventù passata alla Scala.

Le sue sono musiche dalla grande potenza evocativa, fluide e candide, perfette per la fantasia del regista, ma soprattutto per il pubblico che riesce a stabilire un nesso emotivo anche maggiore con il film grazie alla sua musica. Tale capacità innata, guidata dalla malinconia ma anche dal grande lavoro, fu finalmente premiata con l’Oscar per la migliore colonna sonora de Il Padrino II di Coppola – quella colonna sonora che conoscono tutti – e poi con il David di Donatello per il miglior musicista per il film Il Casanova di Fellini. Ma per ricordare davvero questo grande maestro, non vi resta che ascoltarlo.


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