350 km a nord del Circolo a caccia d’Aurora

Di Elisa Navarra

Un incendio che cade sulla Terra”. Così la definì Plinio il Vecchio, e non esiste probabilmente perifrasi migliore, per descrivere quella pioggia di luce che a distanza di anni continua a nutrire la fantasia di poeti e viaggiatori. Una notte che lentamente si illumina di verde, lampi d’uno smeraldo dapprima opaco, poi sempre più intenso. La danzatrice polare allunga le proprie dita come a voler catturare le stelle, mentre sinuosa cosparge la calotta artica di porpora verde. Così ci accoglie, al nostro arrivo, l’Aurora boreale nella città di Tromso.

<< A light

rises up

from the earth

stretches out its hands

a light from the night’s clarity

an invisible hand

of light

enfolds us (…)>>

Jon Fosse, Eyes in the wind, 2003

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Fiordo di Tromso, sullo sfondo la Cattedrale Artica

A Tromso, incredibile a dirsi, siamo a 350 km a nord del Circolo Polare Artico. Eppure la corrente del Golfo inganna sulla latitudine. Città poco conosciuta alle cartine d’Europa, che spesso e volentieri non arrivano in quei luoghi dove, assieme alle stagioni, si alternano anche il giorno e la notte. Sulla capitale della Lapponia norvegese volano solo la SAS e la Norwegian, ma a solcare il cielo assieme agli aerei ci sono le fulgide scie delle Northern Lights. Se Tromso è un polo d’attrazione per i turisti, è infatti soprattutto per i bagliori boreali che d’inverno come d’estate dipingono nella volta celeste cascate di luce. Un flusso di radiazioni che alla velocità di centinaia di chilometri al secondo partono dal Sole per giungere in prossimità della Terra dove, catturate dal campo magnetico, si caricano d’energia per originare a contatto con l’atmosfera una “luce spettrale“. E quale migliore periodo per volare ai confini d’Europa se non il principio di Febbraio, quando il Sole è tornato nella città da poche settimane, e le 19 ore di buio sono uno scenario perfetto per lo spettacolo delle danzatrici verdi?

È sorprendente come una città che fonda la propria economia sulla natura dei fiordi e del cielo sia riuscita a superare le ostilità climatiche e divenire meta di un così variegato turismo internazionale. Le compagnie di Whale Watching ed Aurora Chase abbondano, e la notte polare non sembra intimorire i viaggiatori che varcano la “Porta sull’Artico” attrezzati per il buio ed il freddo. I tour che propongono escursioni alla ricerca dell’aurora spaziano dai più sedentari ai più avventurosi. Dalle gite con cena in tenda Sami, alle vere e proprie esplorazioni a caccia di quelle luci che, per gli abitanti di Tromso, sono ormai parte dell’ordinario: una magica quotidianità diventata folclore.

Così, zaino in spalla, cappotti lapponi e, incentivati dall’anteprima della sera precedente, si parte. La notte non è delle migliori, ma lo spirito d’avventura alimenta la speranza. Quando il meteo è ostile i cacciatori dell’aurora guidano imperterriti fino al confine con la Finlandia, alla ricerca di un varco tra le nuvole. Treppiede in spalla, sciarpa di pile e scarponi, la pazienza è loro amica fedele. L’attesa può rivelarsi anche molto lunga, quando ai piedi del mare di ghiaccio del nord, tra la neve e gli scogli, si resta fermi a fissar l’orizzonte cercando altre onde. Il naso all’insù, pronto a captare quei verdi flussi, nelle radure accerchiati da olmi e betulle, che vestite di neve sembran pupazzi. Eppure certe sere non c’è tenacia che tenga. Quando il cielo si scopre è ormai troppo tardi: è già passata l’ora in cui l’attività è più intensa. E le stelle che brillano ora sulla terra bianca, rubano il posto ai riflessi smeraldi.

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Immagine 1 by Elisa Navarra

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