Stravinskij e Le Sacre du Printemps a Parigi

Siamo a Parigi nel 1913, la città è un fermento di correnti artistiche nuove ed esperimenti e Stravinskij sta per mettere in scena il suo Sacre du Printemps nel teatro degli Champs-Elysées. Non è ancora un compositore tra i più affermati e questa può essere la sua grande occasione per farsi conoscere. Il pubblico però non capisce, non apprezza, anzi, è scandalizzato. Il balletto e la musica non sono considerati degni, la gente diventa furiosa, volano oggetti da tutte le parti.

Le Sacre du Printemps di Stravinskij è in effetti un’opera perturbante, controversa e troppo moderna per quei tempi. L’artista vuole infatti ricreare l’arrivo della primavera russa, subitanea, fulminea, proprio come le note di questa composizione e per farlo si ispira al folklore russo e a un balletto in cui si inscena la Russia pagana e la morte di una giovane mentre balla: vittima sacrificale. Una vera e propria rivoluzione per l’epoca, in cui gli spettatori volevano vedere per la maggior parte opere armoniche, “belle”, tradizionali, e non una riflessione inquietante sulla Russia pagana.

Ascoltare questo capolavoro alla nuova Philarmonie di Parigi è stata un’esperienza evocativa. Una passeggiata nel parco de La Villette, propedeutica al concerto, porta alla vista di questa struttura moderna: una serie di piastre di alluminio si sovrappongono l’una sull’altra, a formare delle onde interrotte da una piastra verticale che offre una vista sulla città. Entrando, poi, si è ancor più catapultati nel futuro, in contrasto con il teatro, nella parte opposta della città in cui il Sacre du Printemps è stato presentato per la prima volta: qui le onde sono più armoniose, quasi seducenti, garantiscono un’ottima acustica e una vicinanza all’orchestra, anche se si è seduti in alto.

I nostri posti sono proprio dietro all’orchestra e ci fanno immaginare di farne parte per un momento. Poi lo spettacolo comincia e capiamo come possa essersi sentito il pubblico parigino di un secolo fa. Toni dissonanti, lenti e poi improvvisamente veloci, sonorità inquietanti e archi quasi maltrattati ci portano in un altro mondo. Il pubblico è visibilmente trasportato, anche se certamente più calmo di quanto non fosse quella sera di maggio del 1913, e comprendiamo come una vera e propria rissa possa aver avuto luogo alla sua prima. È facile immaginarsi gente furiosa che si alza dal proprio posto e getta tutto ciò che trova all’orchestra, poiché questa musica colpisce, sconquassa, inebria.

Questa è un’opera che risveglia l’inconscio, esplora nel profondo dell’animo umano, senza che Stravinskij se lo fosse posto come obiettivo dichiarato, in armonia involontaria con l’avvento della psicanalisi che  si avvicinava proprio in quel periodo. Riesce a colpire ogni ascoltatore in maniera forte e arriva dritto all’obiettivo di ogni tipo di musica: trasmettere emozioni, elevare o disorientare la persona, con una potenza di suoni uniti a formare un’armonia.


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