Sul treno che è la vita: “Passeggeri notturni”

Parlando di cifre: cinque milioni di copie vendute in totale, tradotte in 28 lingue.

Gianrico Carofiglio, pluripremiato re del thriller legale italiano, autore di libri che hanno occupato un posto in molti dei nostri comodini. Testimone inconsapevole (2002), L’arte del dubbio (2007), Non esiste saggezza (2010), Il silenzio dell’onda (2011), Il bordo vertiginoso delle cose (2013), La casa nel bosco (2014), Una mutevole verità (2014), La regola dell’equilibrio (2014), per citarne alcuni. Si appresta a tentare di rubarci alcune ore di svago con il suo nuovo lavoro in tutte le librerie dal 15 marzo, Passeggeri notturni.

Questa volta Gianrico si cimenta nell’arte del racconto, ideando una peculiare rassegna di 33 storie con cui ci presenta altrettanti personaggi, come se fossero gli amici o i  conoscenti portati a una festa che nessuno degli altri invitati conosce. Ogni amico o conoscente viene svelato nel più intimo della sua personalità, sia essa buffa, impostata, drammatica, tragica, comica,  ironica, subdola, falsa, innocente, autentica, disillusa, fantasiosa, eroica o priva di senso. Piccole, precise, mai frettolose pennellate di vita.

Dopo poche frasi potremmo scoprirci a tratti divertiti, affezionati o irritati da questi sconosciuti che non ci sembrano nemmeno più tali, anzi scorgiamo in loro parte della nostra immagine riflessa, qualcosa di così intimo della nostra anima che non saremmo disposti a rivelare a nessuno. E questo brutale realismo celato sotto le vesti di una disarmante onestà intellettuale arriva quasi a infastidirci, inducendoci inconsciamente, tuttavia, a proseguire la lettura con un sempre maggiore coinvolgimento.

Sono passeggeri in viaggio sul treno della vita. Viaggiano di notte con le loro voci, i ricordi, i profumi, le rivelazioni ironiche, i pensieri, le paure, le sofferenze, la leggerezza, la voglia di riscatto. Tutto questo emerge con chiarezza in sole tre pagine per personaggio. Gianrico pesa le parole, le sottopone a un’attenta manutenzione per preservare la loro potenza esplicativa originaria. Le parole sono necessarie per comunicare e raccontare storie, ma quando vengono deliberatamente manipolate nei significati e svuotate con un uso sciatto, superficiale, eccessivo e soprattutto inconsapevole il risultato è lo svilimento e la perdita di senso e di acume.

Gianrico, con una scrittura trasparente, coincisa, raffinata, dolce, delicata, emozionante e ben congegnata, ci svela le verità segrete celate negli antri più oscuri dell’esistenza umana – non a caso sceglie l’aggettivo notturno – disegnando un filo immaginario su cui stare in equilibrio tra verità e fantasia, tra realtà e finzione, tra chiaro e scuro, tra notte e giorno, pervasi dal senso di sospensione del vivere una vita che è come un viaggio in treno di cui non sappiamo bene la destinazione e le fermate intermedie. Passeggeri notturni, appunto.


Crediti

Copertina

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