L’arte del remake

C’era un tempo in cui i libri vivevano solo su pagine stampate e profumate d’inchiostro, e le opere teatrali si svolgevano solo su palchi che sapevano di legno e sudore. Poi nel 1895 i fratelli Auguste e Louis Lumière brevettarono il cinematografo, e tutto iniziò lentamente a cambiare.
Dalle “vedute animate”, ovvero scenette realistiche prese dal vero, della durata di circa cinquanta secondi (la durata di un caricatore di pellicola), si passò a brevi storie che col tempo divennero sempre più elaborate.

E fu così che il cinema cominciò ad attingere da altre arti; già nel 1923, nel film muto Donna contro donna (Woman to Woman) diretto da Graham Cutts, che ne firma anche la sceneggiatura insieme ad Alfred Hitchcock, il soggetto era l’adattamento cinematografico di un lavoro teatrale di Michael Morton.

Restando sempre sul regista inglese maestro della suspense, quello che è considerato come il suo “primo vero film alla Hithcock”, Il pensionante (The Lodger: A Story of the London Fog), è tratto dal romanzo del 1913 di Marie Adelaide Lowndes, chiamata anche Belloch Lowndes, perché sorella di Hilaire Belloc. La storia narrava i delitti commessi nel 1888 da Jack lo squartatore, nella zona est di Londra, e aveva ottenuto un grande successo, tanto che Hitchcock aveva già visto il lavoro teatrale Who Is He? tratto dallo stesso romanzo. Molti aspetti lo interessavano: i delitti del serial killer e l’atmosfera di paura collettiva che si propagava per la città, oltre che l’ambiente piccolo borghese della Londra che conosceva così bene, essendo quella della sua infanzia.

Non che l’attingere a romanzi e opere teatrali, sia da considerarsi negativo o positivo. È un dato di fatto, un’operazione che a volte porta al successo, e altre al disastro, tanto che ormai si dice che il libro sia sempre meglio del film ancora prima di andare al cinema. Ne Il Pensionante, ad esempio, l’uso di un romanzo, che dalle pagine è passato al teatro per poi approdare alla pellicola, ha permesso ad Hitchcock di mettere in pratica per la prima volta il suo stile personale, tanto da fargli affermare: “In realtà, possiamo dire che The Lodger è il mio primo film“.

Ma il cinema non si è fermato all’adattamento di libri, fumetti e opere shakespeariane ed ha creato un nuovo termine tutto suo. Il remake, il rifacimento di un film precedente. Il cinema che copia se stesso.

Ci sono, però, diversi tipi di remake, che possono essere più o meno fedeli all’originale: si può cambiare l’ambientazione, qualche personaggio o attualizzare la trama, il tutto per adattarsi alle nuove esigenze che possono essere diverse da quelle del film originale. C’è anche un genere prediletto per il remake, ed è quello fantascientifico, fantastico, horror o comunque d’azione, per un motivo molto semplice: la tecnologia è in continua evoluzione, e con lei gli effetti speciali utilizzati per rendere più spettacolari le scene.

Vi sono anche frequenti rifacimenti nel genere della commedia. Come accade frequentemente in tale genere, infatti, nel proporre un remake l’intenzione è più che altro quella di riprodurre la stessa storia contestualizzata in un ambiente socioculturale più vicino, temporalmente e geograficamente, al pubblico che vedrà il film.

E non potevano mancare neanche i numerosi rifacimenti di famose opere letterarie, basti pensare alle circa quaranta diverse versioni cinematografiche e televisive tratte da I miserabili di Victor Hugo o alle quattro versioni cinematografiche tratte dal romanzo Addio alle armi di Ernest Hemingway o ancora alle numerosissime trasposizioni cinematografiche, più o meno fedeli ai romanzi originali, di Dracula e di Frankenstein, o di Pinocchio.

Ora se volete provare l’ebrezza di vedere un originale per poi confrontarlo con il suo remake, trovare un film di vostro gradimento non dovrebbe essere così difficile, dato il numero di opzioni:

Ultimatum alla Terra (2008) di Scott Derrickson, rifacimento dell’omonimo film di fantascienza del 1951 di Robert Wise;
La carica dei 101 (1996) di Stephen Herek, rifacimento di uno dei più conosciuti lungometraggi di animazione della Disney La carica dei 101 (1961) di Clyde Geronimi, Hamilton Luske e Wolfgang Reitherman;
Ladykillers (2004), diretto dai Fratelli Coen, rifacimento di La signora omicidi (1955) di Alexander Mackendrick;
The Italian Job (2003) di F. Gary Gray, rifacimento di Un colpo all’italiana (1969) di Peter Collinson;
Hairspray – Grasso è bello (2007) di Adam Shankman, rifacimento di Grasso è bello (1988) di John Waters;
Benvenuti al sud (2010) di Luca Miniero, rifacimento in ambientazione italiana del francese Giù al nord (2008) di Dany Boon;
Ocean’s Eleven – Fate il vostro gioco (2001) di Steven Soderbergh, remake di Colpo grosso (1960) di Lewis Milestone;
King Kong (2005) rifacimento dell’omonimo film del 1933, di cui già nel 1976 si girò una versione attualizzata;
Il profumo del mosto selvatico (1995) di Alfonso Arau, remake di Quattro passi fra le nuvole (1942) di Alessandro Blasetti;
The Last Kiss (2006) di Tony Goldwyn, remake di L’ultimo bacio (2001) di Gabriele Muccino;
Scent of a Woman – Profumo di donna (1992) di Martin Brest, remake di Profumo di donna (1974) di Dino Risi
Nine (2009) remake di (1963) di Federico Fellini;
Stanno tutti bene – Everybody’s Fine (2009) remake di Stanno tutti bene (1990) di Giuseppe Tornatore.

Ultimi arrivati nel mondo del remake sono: Point Break – Punto di rottura, film del 1991 diretto da Kathryn Bigelow, con Patrick Swayze e Keanu Reeves, che negli ultimi mesi del 2015 ha visto il suo riadattamento nell’omonimo Point Break di Ericson Core; e Ben-Hur romanzo storico scritto nel 1880 da Lew Wallace, che dopo ben quattro film (Ben-Hur 1907,di Sidney Olcott; Ben-Hur 1926 di Fred Niblo; Ben-Hur 1959, di William Wyler; Ben-Hur 2010 di Steve Shill), torna sugli schermi nel 2016 diretto da Timur Bekmambetov.


Fonti

Wikipedia

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