Il salotto di Hemingway 2.0

Giovedì 3 marzo 2016, presso le cucine della Villa Reale di Monza, si è tenuto uno dei primi incontri di letteratura e poesia organizzati dalla casa editrice/neo agenzia letteraria Hemingway&Co; nel quale presentavano i loro elaborati tre ragazzi esordienti nel mondo letterario, che attraverso la loro passione per la scrittura sono riusciti a raggiungere il loro sogno: la pubblicazione del loro primo libro, inedito.

La serata si è svolta tra risate e letture profonde accompagnate dalle note musicali di Franz Englaro che hanno condotto gli spettatori nel clima giusto della concentrazione. Il conduttore della serata, Dario Lessa, ha presentato gli ospiti introducendoli prima in una situazione scherzosa e molto allegra per smorzare la tensione dei giovani artisti e per conoscere meglio la loro sfera personale, mentre alla fine le domande incalzanti sulla struttura e sul contenuto dei libri hanno fatto balzare gli spettatori da applausi al silenzio tombale.

Entrando più nello specifico, i tre ragazzi, artisti, lettori e scrittori che hanno aperto le scene sono stati Matteo Punzina con lo pseudonimo di Matteo D’Aurenga che ha presentato Il mio corpo è testimone edito dalla casa editrice veronese Bzbooks Editore; insieme a lui, Alessandro Vonella con la sua raccolta di poesie Stille di sabbia e Dario Pedruzzi con il romanzo Concentrazioni.

I primi due, di maturità classica, hanno esordito con la loro raccolta di poesie, Vonella ricreando dal paesaggio delle emozioni realmente percepite che si sono arse nel tempo, D’Aurenga ha insistito sul significato pragmatico e concreto dei suoi versi, sottolineando che il suo corpo è stato davvero testimone di dolore e gioia che hanno scatenato in lui la pulsione di vomitare tutto sulla pagina bianca. Pedruzzi invece, l’unico romanziere della serata, ha presentato una raccolta di storie molto originali chiamate Concentrazioni, nel senso che il lettore deve stare molto attento ai dettagli e viene messo alla prova dall’autore nel tratteggiare quanto è stato concentrato nel delineare lui stesso una concentrazione, cioè un particolare essenziale che esalta il suo carattere.

Oltre agli interventi sarcastici di Dario Lessa, ho avuto il piacere di intervistare Matteo Punzina (D’Aurenga) che ha dato delucidazioni su di sé e sulla sua raccolta di poesie.

Innanzitutto ha utilizzato uno pseudonimo per scaramanzia e in secondo luogo perché ha voluto riprendere il cognome di un trovatore provenzale Raimbaut D’Aurenga; perché proprio un trovatore provenzale? “Simboleggia la mia idea di scrittura ed è un riferimento alla mia famiglia, dato che ho parenti in quella zona della Francia”, spiega Matteo.

Ma come è nata la collaborazione con Hemingway&Co?

Il 10 settembre 2015, ho scoperto che esisteva questa casa editrice aperta ai ragazzi che vogliono farsi conoscere e possono mandare i loro elaborati per avere qualche consiglio in merito; non pensavo assolutamente a una pubblicazione. Grazie a Dario e a sua moglie Valentina, proprietari dell’agenzia letteraria, sono riuscito a realizzare il mio sogno pubblicando con BzBooks Editore a cui è piaciuto subito il mio lavoro. Mi piace molto lavorare con loro, soprattutto perché intendono estendere l’idea del salotto di Hemingway, ossia lo scambio diretto e senza filtri di idee e opinioni letterarie che aprono la mente e scaldano il cuore.

Hai paura di non andare avanti? Del giudizio del lettore?

Si, certo. Ho paura del lettore, ma ho proprio il timore di scrivere troppo perché impoverirebbe quello che intenderei dire; non voglio girare intorno al concetto tramite le troppe parole, bensì voglio essere in grado di gestire il fiume di emozioni che invade la mia anima e controllarle sulla pagina. Non sono uno da saghe, preferisco dare tutto me stesso in un unico libro. Ho anche paura che la pagina mi rubi l’anima e di non avere più nulla da dire; non posso permettermi che la pagina assorba tutto me stesso, non posso svuotarmi delle mie emozioni. Ci si stanca moralmente e fisicamente a fare lo scrittore, perché in un certo senso ci si svuota.

Pensi che tutti possano diventare scrittori?

Nonostante molti pensino che tutti siano in grado di scrivere, io confuto questa ipotesi e affermo con orgoglio che molti possono produrre ma pochi possono scrivere. Non è vero che te lo senti dentro, è troppo facile. Per arrivare a dire sto scrivendo bisogna aprirsi fisicamente e mentalmente sulle pagine, bisogna assentarsi dalla realtà e dare libero spazio a se stessi. Tutto il resto non c’entra nulla con la vera scrittura.

Questi tre ragazzi sono un esempio di quanto un sogno possa essere rincorso se è davvero quello che vuoi.


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