Ridotta in briciole

Rimini. A 19 anni, muore per un’ombra che solo Francesca percepiva. Troppo scontato e banale ammettere la bellezza di quei riccioli e l’espressione di quegli occhi. Una voce cerca di imprimersi nelle tempie e l’insicurezza è assicurata. L’anoressia non è odiare il cibo, ma amarlo così tanto da sentirsi tradita. È solo la punta dell’iceberg parlare di fame, magrezza e piccole porzioni quando si nomina un disordine tale.
Ma è davvero un modo per cogliere l’attenzione?

Prima di essere un pericolo per il fisico, l’anoressia colpisce e affligge la mente: offusca le certezze, gli affetti e le soddisfazioni. Si crede di essere in grado di non avere limiti, di poter puntare più in alto di chiunque altro. La competizione e l’invidia sono sempre in prima linea: gli occhi non riconoscono più i lineamenti del viso, il colore delle iridi e l’arco di un buon sorriso, ma si concentrano solo sulle forme più evidenti. Ed è così difficile convincerle che c’è chi sta bene così com’è, senza cambiare, senza sentirsi conforme a ciò che la società chiede.
È davvero una lotta. Il corpo diventa una prigione di malsane riflessioni.

La giornata comincia con il pensiero di quante ore si ha dormito: sono cinquanta chilocalorie all’ora. Spesso l’insonnia non aiuta in questo primo obiettivo, quindi si instituisce una regola: dopo le 10 ore, la colazione non esiste. Insomma, non che se si fosse svegliata prima la colazione sarebbe stata tanto diversa da un tè verde.
A questo punto, c’è chi si rifugia nell’estenuante attività fisica. Ore e ore di esercizi per potenziare muscoli che pian piano si disintegrano, per l’assenza di calorie da bruciare. Non si tratta solo di questo: è un momento per smorzare i sensi di colpa e per riflettere con le varie sfaccettature di se stessi. È un momento per isolarsi dai continui commenti esterni. I genitori, gli amici: sono solo un insieme di invidiosi che fanno di tutto per farle cambiare strada.
Il pranzo è un optional: è sempre un piacere sentire crampi allo stomaco e contare le ore che riescono a dividere due pasti. Sono consapevoli di non seguire la giusta dieta per perdere peso, ma questo a quanto pare, non è il loro primo obiettivo.

Ana, nomignolo affettuoso che viene attribuito al disagio, risulta una figura costante. A volte si ama. A volte si piange per lei. Sulla bilancia, quel chilo in meno provoca una sconfinata felicità, riducendo però, la propria libertà. Si ha il desiderio di tornare bambini: l’affetto che non è più necessario chiedere, l’incitazione a mangiare l’ultimo boccone. Allo stesso tempo però, la contraddizione colpisce e ti porta a respingere ogni aiuto.

Le origini non provengono solo da delusioni e da traumi dell’infanzia, come era solito sentire. La cosa più sconvolgente, è che ultimamente questi disordini si sviluppano dalle prime scuole dell’obbligo, per poi affermarsi per via del web. I ragazzi si incattiviscono, prendendo come esempio i corpi della televisione, dei giornali, pensando così che tutte le ragazze debbano essere a loro immagine e somiglianza. Durante l’adolescenza, o spesso anche prima, ci si aspetta che davvero i giusti canoni siano quelli.

Ciò che tutti dovrebbero capire è che non esistono canoni. Non esistono giuste taglie e giuste curve.
Naturalmente Christina Aguilera non ha problemi nel dire che siamo tutti bellissimi: lei incarna il talento, la fama e il corpo desiderato da donne e uomini. Però non sbaglia, quando dice che nessuno deve abbatterci. Dobbiamo convincerci che i difetti sono presenti anche nelle modelle di Victoria’s Secret e che quindi, noi poveri mortali, possiamo permetterci anche quei chili più. Ognuno dei noi ha limiti; non bisogna pretendere il massimo da noi stessi, se non si riesce a controllare l’effetto del rifiuto e della sconfitta.

L’amore non arriva se non si comincia a prendersi cura di se stessi. Le soddisfazioni sono ovunque. Bisogna solo imparare a cogliere le occasioni e a sfruttarle.

La risposta è sì: quelle ragazze hanno bisogno di attenzione, di amore e di sostegno. Quando affermano di non riuscirci, è da credere a quel piccolo momento di lucidità. È un vero disordine da curare dall’interno. Quando il corpo comincia a risentirne, già si è sviluppato troppo.
Quando la dieta, spesso fatta in casa,  diventa troppo ossessiva e serrata, è da tenere sotto controllo. L’irritazione a ogni osservazione, le più grandi scuse per evitare una cena con compagni o colleghi sono dei piccoli sintomi.
È da sfatare il mito che chi soffre di disordini alimentari può pesare solo 35 chili.

Non si guarisce mai. Una piccola voce sarà sempre presente nella loro testa. È il disagio più vincolante di tutte i disordini mentali.
Ma ricordiamoci sempre che l’anoressia e la bulimia non permettono di fare ciò per cui la vita è degna di essere vissuta: una vera risata davanti a un film, un aperitivo con gli amici e fare l’amore.


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