La Corporazione dei daltonici

Il signor Rossi, dopo mesi di riflessione, decise che fosse giunto il momento di fare qualcosa.
Aveva capito che anche la categoria a cui apparteneva andava difesa, tutelata e che agire come movimento era l’unico modo per far sì che ciò accadesse. Iniziò con una ricerca sul web; pur conoscendo l’esistenza di molte corporazioni, non ne aveva mai fondata una e non avrebbe nemmeno saputo da che parte cominciare.
Gli venne l’idea di creare un sito internet: quale soluzione migliore, per avere visibilità, se non usare il più potente mezzo di comunicazione del mondo?
Nella creazione del suo sito, il signor Rossi scelse con molta cura i colori, in modo che potessero essere visibili da tutti: niente verdi, verdi chiari, verdi scuri, verdi acidi, rossi intensi, bordeaux, rossi corallo; solo bianco, nero, blu e giallo. In questo modo sì che la sua home page colorata gli appariva davvero nitida.
Il signor Rossi, infatti, aveva un problema; non un problema grosso, certamente, tutto sommato stava bene. Ma nonostante non fosse grave, era comunque fastidioso: era daltonico. E aveva sempre trovato canzonatorio persino il suo cognome, pronto ogni volta a ricordargli di quel piccolo deficit: per lui, il rosso non esisteva. Si confondeva in una scala di grigi non ben definita, si amalgamavano nel grigio tutte le sue sfumature, tutti i suoi derivati. Ma ve lo immaginate, voi, un mondo senza rosso?
Fu per questo motivo che decise di fondare la C.d.D., la Corporazione dei daltonici, che aveva un unico scopo, ben preciso: raccogliere le opinioni di tutti gli appartenenti a questa categoria, redigere un elenco dei disagi che il daltonismo apportava alla loro vita quotidiana e infine muoversi nella direzione di abbatterli una volta per tutte.
Sulla home page del suo nuovo sito, il signor Rossi scrisse poche righe di spiegazione, che recitavano così:
“Ho deciso di metterci la faccia, perché lo so che questo problema non è solo mio.
Daltonici di tutto il mondo, uniamoci, affinché i colori che dipingono le nostre città siano anche i NOSTRI colori!
C.d.D. per un mondo a misura di daltonico!”.
La moglie del signor Rossi aveva cercato di dissuaderlo da questo progetto, aveva cercato di fargli capire che non c’era nulla di male nella sua malattia; erano anni che gli raccontava i colori del mondo ed era disposta a farlo ancora per altrettanti. Ma il signor Rossi era deciso: non avrebbe più guardato ai colori del mondo con gli occhi di sua moglie, avrebbe fatto sì che potessero bastargli i suoi.
Il programma descritto nel sito della sua corporazione appena fondata era molto chiaro: eliminare dalla città tutti i colori che lui e quelli come lui non potevano distinguere.
Cambiare il colore dei semafori e dei cartelli stradali.
Il verde degli alberi? Troppo verde.
Il signor Rossi aveva persino l’intenzione di dettare i colori dei vestiti dei cittadini: vestitevi di blu, di giallo, di bianco o di nero, ma non di rosso o di verde.
Tutte le case sarebbero state ritinteggiate, i cartelloni pubblicitari modificati, le insegne dei locali adattate.
E le macchine? Le macchine verdi certo non erano molte, ma potevate pure dire addio a quelle rosse. Di conseguenza, avrebbero cambiato colore le luci stesse delle macchine, ed ecco che gli stop e di fanali anteriori si tinteggiavano di un meraviglioso giallo oro.
Aveva persino elaborato un piano per ridisegnare ogni prodotto presente nei supermercati, nei mercati, aveva speso così tanto tempo nella creazione della sua Corporazione dei daltonici, da non rendersi conto che, nel frattempo, nessuno aveva aderito al suo movimento, troppo estremista per essere considerato anche solo dai daltonici come lui.
Il suo sito web non ebbe successo, nessuno lo seguì nella sua battaglia e lui tornò a farsi raccontare i colori del mondo dagli occhi di sua moglie, che rimanevano pur sempre gli occhi più belli di tutti.


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