Sei più artista o designer? Munari non lo sa, ma può spiegarti la differenza

Se vivete a Milano da almeno un anno, saprete quanto importante sia la settimana del Design e tutti gli eventi legati al Fuori salone. Questo evento generalmente sprona la città a far vedere il meglio di sé ma purtroppo, non tutti i partecipanti sono veramente consapevoli di cosa sia il design. E se non sanno definire questo termine, non hanno certo idea di chi sia o cosa faccia il designer, figura misteriosa in bilico fra il geometra e il pittore concettuale. Per evitare di arrivare completamente impreparati all’evento vi consiglio di dare una lettura ad “Artista e Designer” di Bruno Munari. Il testo, nonostante i suoi quarant’anni di età, è ancora attuale nel definire i compiti del designer come progettista, dedito ad utilizzare la creatività per migliorare la vita di chi gli sta attorno. Con la creatività infatti, il designer trasforma limiti in potenzialità e li sfrutta per riequilibrare lo scalino che si può creare fra oggetti e utenti. L’artista invece, risponde a un bisogno più intimo di spiegare la realtà attorno a sé e il suo modo di vedere il mondo. Proprio per questo trova la sua ispirazione nella fantasia, nel creare mondi completamente nuovi e inesistenti. Meravigliosi a volte, ma lontani dalla quotidiana pragmaticità del design.

Non pensate però che, data la complessità dell’argomento, Munari abbia fatto di questo libro il suo personale manifesto e abbia quindi cercato di delineare un “manuale del progettista” da tramandare ai futuri designer. Da bravo pensatore eclettico infatti, Munari usa un tono di voce leggero, divertente e semplice senza però essere didascalico, riuscendo a spiegare qualcosa che i contemporanei come Albe Steiner stavano facendo in modo più accademico e lontano da un pubblico vasto e poco specializzato. Attrae e tiene attaccati alla pagina per la nonchalance con la quale riesce a creare scenari surreali e, allo stesso tempo, credibili (ad un certo punto prova ad immaginare quale sarebbe stata la posizione dei maggiori filosofi europei riguardo al tema, concentrando le loro principali teorie in una sola frase).

Il libro, senza girarci troppo intorno, diverte insegnando. Ed è piacevole da leggere, perché lascia un segno profondo con la leggerezza di una carezza. Ma dopotutto non puoi aspettarti niente di diverso da un uomo per cui “la semplificazione è il segno dell’intelligenza”.

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