“Section”: sguardi femminili dalle carceri siberiane

Lasciarsi incantare da sguardi rassegnati e invecchiati di donne condannate a lunghe pene detentive, congelati in immagini provenienti dalla gelida Siberia è possibile a Milano, in una galleria della stazione del passante ferroviario? Certo, se si segue il Progetto Artepassante. Tra le sue più interessanti iniziative in questi primi mesi del 2016 vi è quella di portare negli spazi della Galleria Artepassante della stazione di Porta Venezia del Passante Ferroviario un pezzo di mondo grazie alla fotografia, strumento di conoscenza e cambiamento, lasciando così parlare i fotografi attraverso le immagini, nel quadro di una soluzione trasversale e straordinaria come quella di una mostra sotterranea, accessibile a tutti.

Section è un progetto di Elena Anosova, incentrato sulle donne recluse nelle carceri siberiane, con cui ha vinto nella sezione Spot Light Award 2015 aperta a tutti quei fotografi che non hanno mai ricevuto alcuni dei più importanti premi fotografici, con l’obiettivo di farli emergere nel mondo dei concorsi all’interno del World Report Award 2015 – Documenting Humanity che conferisce premi ai migliori fotoreporter sociali e documentaristici che immortalano le vicende degli uomini, le loro storie, i cambiamenti e gli avvenimenti della società e dell’umanità.

Si tratta di un concorso organizzato dal Festival della Fotografia Etica di Lodi, giunto alla settima edizione, che si propone di narrare piccole e grandi realtà provenienti da tutto il globo, spesso dimenticate, confermandosi un evento di portata internazionale con i diecimila visitatori dell’anno passato e una certa visibilità sui media. Curatore del Festival ormai dal 2010 è il Gruppo Fotografico Progetto Immagine, punto di riferimento e luogo di incontro per gli amanti della fotografia, che collabora con l’Associazione Le Belle Arti capofila del Progetto Artepassante. Inoltre per l’allestimento delle mostre sono stati coinvolti anche gli studenti del Liceo Artistico U. Boccioni e dell’Itsos Albe Steiner.

Nata nel 1983 nella suggestiva regione russa del Baikal e già vincitrice di vari concorsi fotografici tra cui, per due volte, Young Photographer of Russia, attualmente residente a Mosca dove studia fotografia documentaristica alla Rodchenko School of Photography and Multimedia, l’artista Elena Anosova si è aggiudicata il titolo di vincitrice della sezione Spot Light con voto unanime della giuria dopo una attenta valutazione con il suo lavoro Section.

Il reportage, accompagnato da didascalie dell’autrice stessa, mostra donne condannate a scontare pene detentive di diversa durata nelle prigioni siberiane: le detenute sono ritratte singolarmente o a coppie, mentre lo spazio carcerario loro circostante sembra quasi sparire dall’obiettivo, dissolvendosi e trasformandosi in uno sfondo neutro. La mostra è caratterizzata da una semplicità disarmante che funge da leva immediata per la comunicazione e da chiave di volta per la lettura delle immagini insieme all’ambientazione, le carceri siberiane, in cui una donna può essere sempre guardata, osservata, privata della sua solitudine reale o fittizia che sia.

Gli scatti sembrano voler sottrarre le recluse dall’isolamento e dalla sorveglianza costante dell’ambiente carcerario, restituendo loro un momento di intimità e raccoglimento con loro stesse, come di sospensione dalla quotidiana realtà detentiva siberiana. La nudità completa ripetuta unita all’assenza di una dimensione privata nel corso degli anni compromettono profondamente la stabilità emotiva, incidendo duramente sulla personalità delle donne che sembrano somatizzare tutto ciò: da ciascuna fotografia traspare un’impressione di invecchiamento innaturalmente precoce.

Come si può percepire dall’osservazione di più scatti, in Russia è paradossale come possano convivere la “romanticizzazione” della prigione e il rifiuto della routine detentiva da parte delle persone recluse. La franchezza e al contempo la delicatezza narrativa del lavoro della Anosova consentono all’osservatore di poter cogliere le donne in tutta la loro umanità e fragilità, senza alcun tipo di pregiudizio. Inoltre lo sguardo attento e l’obiettivo dell’autrice sono rivolti alle dinamiche interattive tra i processi di isolamento e di sorveglianza e alle relazioni sociali ed emotive all’interno dei penitenziari femminili, veri e propri microcosmi femminili.

L’intuizione della Asonova confluita in queste immagini di straordinaria semplicità e crudo impatto è che la comunità carceraria non sia altro che un modello della nostra società, essendo ormai tipico anche della routine quotidiana delle persone “libere” una costante e totale sorveglianza in ogni aspetto della vita privata e sociale, a causa dell’avvento di Internet, di una fitta rete di decreti amministrativi e dell’imposizione di regole non dette.

Per gli amanti della fotografia e del reportage documentaristico come testimone di realtà globali e culturali, il sequel sarà costituito da altre due interessanti iniziative, frutto sempre della sinergia del Progetto Artepassante con il Gruppo Fotografico Progetto Immagine: sarà in mostra il reportage Genocidio Ixil – Guatemala di Daniele Volpe sulla giustizia sociale e i diritti umani, cui seguirà infine l’esposizione di Uganda – Land of hope, progetto di Cesvi e Alliance2015, narrazione di una terra difficile e dell’esperienza di alcuni ragazzi europei attraverso le immagini di Alberto Prina e Giampaolo Musumeci.


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