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L’Italia e gli stereotipi. Come sono visti gli italiani all’estero?

Capita spesso, quando si compie un viaggio all’estero, di venire apostrofati con parole che non ci appartengono, frutto per lo più di una visione precostituita, generalizzata e semplicistica dell’italiano e dell’Italia. A ben vedere, molti degli stereotipi che ci vengono affibbiati corrispondono al vero. In altri casi, però, si tratta di un consolidato cliché che si ripete sempre e che sembra imbrigliarci in un “tipo” ben preciso.

Gli stereotipi degli italiani

Gli italiani sembrano tuttavia di godere all’estero di alcune qualità che nessun altro cittadino europeo e d’oltreoceano possiede. Siamo gente di buon cuore, oltremodo generosa, siamo il paese con le “belle donne”, focosi e passionali ma anche gelosi e buongustai. Le nostre bellezze e la nostra storia sono le più conosciute e studiate. Ogni anno le città d’Italia sono invase da milioni e milioni di visitatori.

I pregiudizi

Ma il pregiudizio è duro a morire. Alcuni di essi derivano dai comportamenti (veri o presunti) che gli italiani tengono all’estero, più radicati laddove i nostri connazionali sono emigrati (Germania, Francia, Svizzera e Stati Uniti). Molto spesso siamo considerati irrispettosi, privi di disciplina e di regole. E alcuni episodi non fanno che alimentare e confermare allo stesso tempo questo pregiudizio.

Certamente la società e la politica italiana degli ultimi dieci anni non sembrano aiutare. Anzi, al contrario, sembrano favorire il dilagare di un immagine che solo parzialmente corrisponde al vero. Un paese inefficiente e disorganizzato, dove tutto è in balia della corruzione e dei rapporti clientelari, dove l’italiano medio è più dedito all’edonismo che al lavoro. Certo, non si può non rilevare che un certo fondo di verità ci sia, ma si tratta pur sempre di considerazioni che non nascono dalla valutazione del singolo individuo.

L’italiano medio

Altri pregiudizi nascono dalla lingua, per la sua vivacità di sfumature e la sua particolare caratteristica di frantumazione dialettale. Ma gli stranieri dovrebbero saperlo, l’Italia non è né può essere solo “pizza”, “mandolino”, “spaghetti” e “mafia“. Sicuramente il fatto che le principali organizzazioni malavitose sono nate e nutrite da italiani non è d’aiuto ed alimenta altri pregiudizi. L’italiano medio viene guardato con sospetto, viene considerato furbo e pronto a “fregare il prossimo” per un proprio tornaconto personale.

La mafia è il primo termine che lo straniero associa all’italiano e per molto tempo e forse anche oggi questa cosa ha dato adito a una forma di razzismo ben diffusa e radicata e bisogna riconoscere, guardando all’attualità, che l’immagine che spesso il nostro paese ha all’estero giustifica questi stereotipi.

Ciò nonostante, mi pare di dover sottolineare come sia dovere del singolo individuo tentare, vuoi con il proprio comportamento, vuoi con altri mezzi pacifici, di riscattarsi da questi pregiudizi e di dimostrare, ancora una volta perché non è mai abbastanza, che gli stereotipi sono frutto di visioni spesso distorte e lontane dalla realtà. È l’esperienza diretta a fare la differenza.

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