Mohammed al Qiq: da più di 80 giorni in sciopero della fame

Mohammed al Qiq

Continuano le ore decisive per Mohammed al Qiq, giornalista palestinese e corrispondente per la tv saudita Almajd, arrestato dallo Stato israeliano. La detenzione amministrativa tiene Mohammed (senza processo) dal 21 novembre 2015. Il 33enne attua da oltre 80 giorni uno sciopero della fame volto alla denuncia internazionale dell’ingiustizia subita. In fin di vita, soffre terribilmente, accusando dolori lancinanti; ha perso circa 30 chili.

Mohammed non ha fatto nulla di male, altrimenti gli israeliani non lo avrebbero condannato alla detenzione senza processo e accuse concrete

Questo è quello che affermano la moglie, i familiari e gli amici. Mesi fa i servizi segreti israeliani, privi di prove tangibili, ne hanno chiesto la carcerazione in quanto “simpatizzante di Hamas”; “istigherebbe alla violenza” ha dichiarato il tribunale militare di Ofer, respingendo più volte la domanda di liberazione. Sono oltre 600, ormai, i palestinesi tenuti in detenzione amministrativa nelle carceri israeliane.

Sciopero della fame

La Ong israeliana “Medici per i diritti umani” (MDU) ha denunciato che al Qiq è stato il primo detenuto palestinese in sciopero della fame a essere sottoposto coattivamente a un trattamento medico contro la sua volontà:

Mohammed al Qiq è stato tenuto fermo dalle guardie mentre lo staff medico praticava l’iniezione. Per quattro giorni è rimasto legato al letto, attaccato alla flebo mentre chiedeva invano che venisse rimossa

asserisce Lital Grossman, di MDU. Ciò integra pienamente la violazione del diritto internazionale e delle varie dichiarazioni sottoscritte anche dallo Stato israeliano. L’alimentazione forzata costituisce forma di tortura per Croce Rossa, Associazione Medica Mondiale e Onu.

Le città palestinesi, così come alcuni attivisti israeliani, manifestano da giorni a sostegno della causa di Mohammed. “I giornalisti palestinesi sono la voce della coscienza umana” sostiene al Qiq, “mostrano i crimini e le pratiche oppressive dell’occupazione israeliana”. Non lasciamoli soli.

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