L’orgoglio di un piccolo confine millenario

Spesso tra piccoli paesi nascono grandi rivalità: a volte non c’è un motivo apparente, altre volte il motivo è così palese che non può essere ignorato.
C’era una volta un gruppo di celti che si stabilì nelle Prealpi, tra il lago Maggiore e Milano, proprio vicino ad un villaggio insubre che faceva parte della provincia romana della Gallia Cisalpina. Erano popoli diversi ma riuscirono a convivere in pace rispettando il confine segnato dal Torrente dei Boschetti.

L’orgoglio di un piccolo confine

Le generazioni passavano e i due villaggi rimasero vicini eppure mai uniti: essendo terra di confine, l’orgoglio non faceva mancare occasioni di vanto per entrambi pur di sminuire l’altro insediamento. Si conoscevano tra loro ma c’era sempre la distinzione tra chi abitava al di qua e chi al di là del fiume.
Un giorno però, per volere di un grande dittatore, i due villaggi furono costretti non solo a sopportarsi l’un l’altro, ma ad unirsi anche ad un altro vicino. Non appena il dittatore morì, il fiume riprese il suo ruolo di confine invalicabile, con il favore di tutti e tre i villaggi.

Sono passati 1600 anni da quando i due popoli si sono incontrati, eppure Comerio celtico e Barasso insubre sono ancora divisi dal Torrente dei Boschetti. Uniti solamente durante il fascismo –con anche il comune di Luvinate- questi due paesi in provincia di Varese insieme non raggiungono nemmeno i 5000 abitanti ma sono fieri del loro confine millenario. Ora ci sono ponti che attraversano il torrente, ma nulla è cambiato e sana rivalità si respira ancora tra le generazioni più venerande. Tra quelle più giovani sembra diminuita, ma l’orgoglio comunale non è mai troppo forte, soprattutto se un tempo uno era celtico e l’altro insubre.

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