Di Federico Filippo Fagotto
Profondità che non cambia
coi suoi passi sulla riva,
ma vedrà sabbia
e sassi in prospettiva.
Non procede come un dardo,
un falco, una cometa
qui il piede, di là lo sguardo,
lascia un solco senza mèta.
Gli dai la parte dell’ingenuo
che prende la faretra
e scorda poi la freccia,
non sai che è arte il suono
se dipende dalla cetra
che ogni corda abbraccia,
il cui canto sta distante
come il vento dal crinale
se soltanto il dilettante
col talento orizzontale
combaciare non facesse
i destini più dispersi,
come vini un po’ diversi
le cui giare son le stesse.
Tartaruga!
appena nata già ti stanchi
verso il mare
e il destino d’una saggia?
La tua fuga,
è vegliata da quei granchi
lì a guardare
il cammino dalla spiaggia…
Un commento su “Il granchio”