Ti amo ma posso spiegarti – Guido Catalano

di Serena Riva

Forse non tutti, ancora, conoscono l’autore Guido Catalano, poeta contemporaneo dalla scrittura ruvida e diretta che ha contagiato il web e introdotto una miriade di giovani al grande mondo della poesia

Il libro: Ti amo ma posso spiegarti, edito da Miraggi Edizioni, è stato pubblicato per la prima volta nel 2014, nonostante fosse già in circolazione da un paio di anni nella rete. A questo ne sono seguiti altri come: Piuttosto che morire m’ammazzo, che già dal titolo ci fa comprendere la sua arte sprezzante e innovativa.

Iniziando con auto-pubblicazioni tramite blog e Facebook, Catalano è rimasto un autore di nicchia e conosciuto dai pochissimi che si dilettano tra le sue irriverenti dichiarazioni d’amore e le sue battute sprezzanti di sogni romantici.

In Ti amo ma posso spiegarti, Catalano apre un preambolo che ci dona uno stralcio dell’idea base di questo libro che, secondo lui, “È femmina e se fosse un bambino sarebbe una bambina. Almeno io me lo immagino femmina. Forse è un po’ femmina e un po’ maschio, come tutte le cose della vita”. (cit.) E dalle sue parole, già, come la sua scrittura sia innegabilmente vicina al nostro mondo, alla nostra quotidianità.

Senza dubbio, questo libro “parla d’amore.” (cit.).  La sua arte è dedicata a chi, ancora, non ha perso quel tocco di romanticismo, quella dote di sognare ad occhi aperti, di riuscire a scorgere in ogni scheggia del mondo un’essenza di bellezza.

È un libro composto da dialoghi, dialoghi d’amore, e, inoltrandoci nella lettura, riusciamo a cogliere, sempre tramite le sue parole, il suo essere un personaggio fortemente introspettivo che, nonostante i dialoghi si facciano in due, ama parlarsi:  “Siccome passo molto tempo da solo, ho iniziato a farmi compagnia dialogando con me stesso e sono venuti fuori questi dialoghi”.  (cit.)

È un libro a più livelli, dove si ride “[..] è molto bello far ridere le persone [..] Dunque se ridete, vogliatemi bene” (cit.), ci si commuove e si sogna.

E, forse, non può essere effettivamente definita poesia, o almeno non come può esserla quella classica, ricca di linguaggio aulico e potente, dai toni gravi e divini, ma “con tutta probabilità è poesia. Secondo me spacca.” (cit.) E vale la pena essere vissuta, assorbita.

I suoi discorsi, le sue chiacchierate introspettive sono testimonianze di un sentimento che giace nel profondo, che segnano e rimangono in testa, che ci fanno riflettere e ci fanno immedesimare. Perché la sua scrittura è intima, scorrevole e va dritta al punto, senza ghirigori, senza distrazioni.  Trafigge, colpisce e fa, quasi sempre, centro.

Non c’è altra soluzione che lasciarsi trasportare, che cadere nel turbinio delle emozioni che si susseguono tra le sue pagine; non c’è altra possibilità che perdersi in se stessi leggendo quelle parole così comuni, così usuali che sembrano le nostre stesse. Guido Catalano ha così tanto da offrire, così tanto da farci scoprire su di noi, perché è questo il segreto della sua arte: raccontando di sé, ci fa conoscere lati di noi che non pensavamo di avere e tutto in maniera semplice, gestibile, aspettando un treno o  in mezzo alla folla.

Ci fa perdere per ritrovarci. Dà senza chiedere e, questo, non ha tempo.

Siti

https://www.facebook.com/catalanoguido

http://www.guidocatalano.it/?cat=5

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