LAVORARE O FARE IL GIORNALISTA?

“FARE IL GIORNALISTA è SEMPRE MEGLIO CHE LAVORARE”

Di Francesca Tricomi

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Fisco indagato: tutto regolare.

Ecco l’esempio di un titolo di articolo di giornale che si auto contraddice e che non bisogna prendere come modello. “Dico questo – conferma Marco Travaglio – perché molti giornali tendono a semplificare così tanto il titolo, per farlo stare nel margine di pagina,  che sconvolgono totalmente il significato della notizia. Per quale motivo un giornalista, che sa fare il suo lavoro, dovrebbe depistare il proprio lettore?”

A questa domanda ed a molte altre hanno risposto Marco Travaglio, direttore del Fatto Quotidiano e Jacopo Tondelli, direttore del blog Gli Stati Generali, venerdì 23 ottobre 2015 durante un convegno organizzato dall’università statale di Milano in una delle sue grandi aule.

Si è trattato di un vero e proprio confronto tra giornalisti professionisti e aspiranti giornalisti ed editori che stanno studiando per affermarsi nel mondo della stampa. Agli ospiti sono state rivolte moltissime domande di carattere personale e professionale, tra le quali emerge una delle più utili per comprendere in che modo sia possibile oggi entrare nel mondo del giornalismo. Infatti Marco e Jacopo hanno risposto partendo dalla loro esperienza e dal loro punto di partenza.

In particolare hanno iniziato facendo la “gavetta”, lavorando sodo e senza dare nulla per scontato; ad esempio Travaglio ha spiegato che la sua grinta nel voler lavorare con Indro Montanelli, ritenuto ieri e oggi uno dei più grandi giornalisti italiani, lo ha portato a rinunciare ad un contratto di 4 milioni e mezzo di lire con Repubblica per rimanere a “Il Giornale” con Montanelli per 1 milione e mezzo di lire al mese. Non è da tutti.

Jacopo Tondelli, invece, si è soffermato molto sull’insistenza di un aspirante giornalista: ha affermato, infatti, che è giusto insistere con i Grandi per dimostrare loro le proprie capacità, ma senza esasperarli.

Da Travaglio viene poi spiegato la sua esperienza di giornalista e direttore del Fatto Quotidiano, illustrando così la differenza sostanziale tra le due parti. “Il ruolo del direttore – afferma – è diverso da quello del giornalista perché non tutti i giornalisti possono fare i direttori e viceversa; ad esempio Montanelli era un eccellente giornalista, ma non era in grado di tenera in piedi una redazione. Quando si fa il direttore – continua sicuro – non si ha quasi più il tempo di scrivere”. È importante ricordarsi che un direttore che scrive tanto, forse, ha sbagliato carriera.

Passando alle domande rivolte individualmente a Marco Travaglio, si è discusso di diversi aspetti del giornalismo: rapporto tra carta e web, la soddisfazione più grande di un giornalista e il rapporto con il pubblico, nel caso specifico del Fatto Quotidiano.

Per quanto riguarda il primo argomento, Marco ha dato qualche semplice delucidazione: l’editoriale è diverso dal pezzo di cronaca, sia dal punto di vista della lunghezza ma soprattutto del linguaggio; infatti bisogna usare linguaggi diversi a seconda del mezzo tramite il quale la notizia dilaga.

In televisione, il linguaggio è molto svelto perché condizionato dall’ansia di dire la maggior parte di cose nel minor tempo possibile. La definisce “la nemica principale dell’approfondimento”, quindi del giornalismo vero e proprio, perdendo così la portata della carta. Anche la rete e il web sono alleati delle televisioni, perché la notizia viene data superficialmente e i lettori non si soffermano sulla specificità della notizia ma scorrono il display del loro smartphone per fare più in fretta. Il giornalismo cartaceo, invece, richiede più tempo, attenzione e precisione, ma soprattutto ha il ruolo fondamentale di rapportarsi direttamente con il pubblico che, acquistando fisicamente il giornale, da’ il suo primo giudizio.

La soddisfazione più grande di un giornalista è il suo primo scoop” afferma Travaglio: nel suo caso la prima notizia di scandalo è stata nel 1992 durante i processi di Mani Pulite, quando Craxi decise che avrebbe parlato con Di Pietro. È stato il primo a saperlo e di conseguenza il primo a metterlo per iscritto, facendo rosicare letteralmente gli altri giornali.

Il pubblico è la linfa vitale per un giornale. Molti uniformano i lettori perché pensano che la notizia sia la stessa; dovrebbe essere così, ma in realtà cambia la prospettiva da cui si guarda a seconda del giornale che la rilascia. Nel caso specifico del Fatto Quotidiano, che è un giornale senza padroni nella politica e senza finanziamento pubblico, la filosofia da seguire è quella di raccontare la verità senza paura di puntare il dito. Infatti Marco, giornalista prima e direttore del Fatto poi, ha ammesso che nel suo giornale tutte le notizie devono essere date, senza fare differenze tra le persone di potere o non.

“Provateci, provateci sempre. Fare il giornalista è faticoso, ma è il lavoro più bello e soddisfacente del mondo. Fidatevi di chi ha iniziato ritagliando fotografie.

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