VOGLIA DI CIELO

Di Ilaria Paoloni

Da quando l’uomo, alzando lo sguardo, di giorno osservò per la prima volta il lento scorrere del Sole sull’azzurro incontaminato di un cielo antico, l’emozione profonda di fronte a quel mistero eterno ed eternamente uguale non l’ha più abbandonato.

Il cielo era un soffitto sul quale gli astri scorrevano secondo la volontà divina, poco sopra le nuvole, che scandiva i tempi delle trasformazioni della natura e della vita delle genti.

Pantheon Oculo sommitale Roma, VIII https://commons.wikimedia.org
Pantheon
Oculo sommitale
Roma, VIII
https://commons.wikimedia.org

Quel soffitto che occupava l’immaginazione e il sogno dell’uomo, ancora confuso con l’osservazione della realtà, divenne fonte di ispirazione e luogo nel quale realizzare le sue aspirazioni segrete ed impossibili: poter emulare il volo degli uccelli, facendosi beffe di una frustrante, rigida e ottusa legge della natura che lo voleva da sempre e per sempre con i piedi saldamente appoggiati al suolo e poter valicare il netto confine legato ad esso.

Andrea Mantegna Camera degli Sposi Mantova, 1465 - 1474 guideturistichemantova.it
Andrea Mantegna
Camera degli Sposi
Mantova, 1465 – 1474
guideturistichemantova.it

Ecco dunque che quella voglia di cielo e il desiderio di conquista di quello spazio immateriale, diventavano illegittima volontà di sfida, portando l’uomo a cimentarsi nelle più ardite imprese e opere.

La storia narra di numerosi tentativi da parte dell’uomo di volare: affascinato da questo atto di libertà estremo, ha sempre ammirato il volo degli uccelli, tentando di carpirne i segreti e cercando di imitarlo attraverso il proprio corpo, e ci è riuscito, almeno in parte, sfidando le leggi gravitazionali anche attraverso l’ausilio di un’infinita serie di mezzi meccanici.

A partire dal genio di Leonardo, per cui il volo è sempre stata una sfida da superare attraverso il mezzo meccanico, o il marchingegno, che allude al movimento dei volatili e spinge ad una ricerca per questa utopistica messa in scena del sogno.

Seguendo questa visione, Panamerenko, inventore poetico e folle di opere che incominciano dalla scienza e si concludono nell’ utopia, crea strani oggetti aerodinamici che seguono il tentativo di sfuggire alle leggi gravitazionali. Definito ‘l’artista del volo’, Panamarenko vede la macchina come un mezzo per allontanarsi dalla superficie terrestre e osservare il parallelo da vicino, in un poetico viaggio di andata e ritorno.

Intuito e dinamismo si rincorrono anche nelle opere di Carsten Höller, artista poliedrico e anticonformista, realizza opere in grado di mettere in discussione il proprio modo di intendere la realtà e le proprie certezze attraverso esperienze di partecipazione attentamente controllate, come “Flying Machine”, una macchina che permette di simulare la pratica del volo mentre si ruota lentamente in cerchio con indosso una cintura collegata ad un braccio rotante, al fine di esplorare i limiti della percezione sensoriale e della logica umana.

Ma c’è anche chi, prendendo coraggio, affronta lo spazio immateriale solo per mezzo del proprio corpo.

Nel mondo dell’arte numerosi artisti sognatori cercano di rappresentare questo superamento mentale e fisico attraverso le loro opere.

1
Leonardo Da Vinci , Macchina Volante Codice A tlantico , 1418 www.aviscomunalemantova.it
2
Panamarenko, Raven’s variable Matrix Collezione M HKA, Anversa, 2000 ensembles.mhka.be/items
Carsten Holler , Flyng Machine Courtesy Esther Schipper, Berlino,1996 www.culturewhisper.com
Carsten Holler , Flyng Machine Courtesy Esther Schipper, Berlino,1996 www.culturewhisper.com

Ma è Gino De Dominicis che sul finire degli anno ’70, affronta il tema della gravità, il peso dei corpi e quello dell’ esistenza, rendendosi partecipe in prima persona di un sentire generale, che raccoglie tentando di perseguire questo desiderio innato nell’intento di sovvertire le leggi della fisica.

La sua video performance “Tentativo di volo”, lo mostra di schiena, con le braccia allargate nell’atto di muoverle più veloce che può, saltare in avanti e cadere irrimediabilmente dopo.

Ripete l’operazione cinque volte, ma il video suggerisce che egli non si fermerà fino a quando non otterrà un risultato diverso.

Forse perché non sono mai riuscito a nuotare ho deciso di imparare a volare. Da tre anni infatti ripeto questo esercizio tutti i giorni, probabilmente non riuscirò mai a volare, ma se farò ripetere questo esercizio anche ai miei figli ed ai figli dei miei figli e loro ai propri figli, forse un giorno un mio discendente improvvisamente si troverà a saper volare

Gino De Dominicis Tentativo di volo, Palais de Tokyo, Parigi, 1966 www.exibart.com
Gino De Dominicis
Tentativo di volo,
Palais de Tokyo,
Parigi, 1966
www.exibart.com

Così, una volta raggiunta la giusta altezza e superati una serie di stati d’animo che spaventano ma al contempo attraggono, la voglia di andare oltre lo spinge a vedere cosa succede a lasciarsi trasportare da un irrefrenabile impulso di libertà, nel raggiungimento di quel confine, a un passo dal vuoto, in cui ci si ritrova in situazioni sospese nell’attimo prima del volo.

Sono istanti in bilico tra paura e desiderio, tra l’incapacità di gestire lo spazio e la volontà di dominarlo, tra l’arrendersi di fronte agli ostacoli e la voglia di superare quell’invisibile confine dell’aria.

Un confine invisibile ma quanto più reale di un luogo ideale, nella speranza che un giorno, chissà, non diventi dimensione di poesia dominata da persone dotate di una capacità assoluta, per poter prendere la rincorsa e iniziare a volare.

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