Se le “celluline grigie” non sono quelle nel cervello: antracociti e fumo

di Sara Ottolenghi

Fumare fa male. Questo si sa, che si sia fumatori o meno. E’ scritto, per legge, persino sui pacchetti, venduti a prezzi sempre più in crescita anche a causa dei costi che il Sistema Sanitario Nazionale deve sostenere per curare i danni causati da questa cattiva abitudine.

In alcuni paesi, come l’Australia, per scoraggiare il vizio si è deciso di puntare non solo sui contenuti delle scritte dissuadenti, ma anche sull’impatto visivo delle immagini reali. Lì, infatti, chi si trova a comperare un pacchetto è costretto a posare gli occhi, sia pure per un solo istante, sulla foto di organi provenienti dall’autopsia di un accanito fumatore. Tipicamente si tratta di polmoni, che appaiono anneriti e grinzosi.

Le polveri provenienti dalla combustione della sigaretta discendono con l’aria alle vie aeree sino a aree più profonde della struttura polmonare, dove depositandosi scatenano una reazione immunitaria. Fra i primi ad agire vi sono i macrofagi, cellule relativamente grandi che, come il famoso Pacman dei videogames, inglobano gli agenti patogeni per distruggerli. Quando non riescono in quest’ultima azione si limitano ad intrappolare il “nemico”, cambiando a volte di forma e, in particolare in questo caso, di colore. Diventano così grigio-nerastre e vengono chiamate antracociti (cellule di carbone). Questo accade, a livelli maggiori e sino ad uccidere direttamente, nei minatori di carbone non tutelati e, in misura minore, agli abitanti delle città più inquinate o anche a chi è esposto anche solo a fumo passivo.

Intanto, il continuo stimolo infiammatorio può portare a una risposta protettiva da parte del rivestimento degli alveoli, i “palloncini” all’interno dei quali avviene lo scambio dei gas. Tale risposta può risultare in un vero e proprio cambio di conformazione, che trasforma un monostrato di cellule cilindriche in un sistema plurifratificato e piatto simile a quello della pelle, più resistente a stimoli esterni ma anche più difficile da oltrepassare per ossigeno e anidride carbonica.

Questi cambiamenti, poichè sono dovuti anche a stimoli proliferativi, possono degenerare in un tipo di cancro polmonare diffuso soprattutto fra gli amanti delle sigarette: lo squamocellulare.

Una associazione di questo tipo era già stata dimostrata, seppure allora solo dal punto di vista epidemiologico, nel 1950.

Anche chi non contrae un tumore può trovarsi prematuramente a dover affrontare una bronchite cronica associata alla formazione di bolle dovute alla progressiva perdita di elasticità e rottura di parete degli organi della ventilazione, una condizione chiamata BPCO (broncopneumopatia cronica ostruttiva) che può dar crisi respiratorie simili a quelle asmatiche.

Images: copertina

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