Intervista a Mattia Vettorello: in viaggio con Frostscape

Fiori magici ronzavano. I pendii li cullavano. Bestie di una eleganza favolosa circolavano. Le nubi si addensavano sull’alto mare fatto di una eternità di calde lacrime (da Infanzia, di Arthur Rimabud).

Ex-plorare, questa è la radice di esplorare, vuol dire scorrere, correre, andare. Questo l’obiettivo di Mattia Vettorello, giovane esploratore nato a Conegliano Veneto nel 1990, creatore del progetto Frostscape: scappare dal congelamento.

Essendo il mondo quasi completamente mappato, il nuovo esploratore sarà colui che ricercherà se stesso, un viaggio dell’io nell’io, un continuo conoscersi nell’altro, nella Natura e attraverso il confronto con le diverse realtà umane.

Nonostante la globalizzazione, esistono ancora diversi “stili” di vita e diverse culture, portatrici delle loro tradizioni. Il viaggio nel mondo diventa un modo di conoscersi e conoscere reciproco; il viaggio diventa un simbolo, fisico e “spirituale” del percorso alla ricerca di se, della piena integrità.

Ma vediamo che ne pensa il nostro esploratore, Mattia Vettorello.

Come nasce e cosa si prefigge il progetto Frostscape?

Frostscape nasce dal bisogno di dare voce alla Natura ed ai Popoli che la abitano.

Nature does not belong to us. We belong to Nature” è la frase che ti da il benvenuto quando entri nel sito. Il motto che Frostscape porta con se sin dall’inizio, perché la Natura non ha bisogno di noi. In qualche modo è sempre riuscita ad andare oltre l’ostacolo. Adesso la mano dell’uomo sta deturpando la Terra, causando delle note conseguenze (Global-warming o l’isola di plastica).

Attraverso delle avventure a passo lento si vuole documentare la Natura, grazie alla tecnologia, della fotografia e dei video, che hanno documentato le più fenomenali esplorazioni.

Il modo di viaggiare è cambiato negli anni ed è in continuo mutamento grazie anche alle diverse tecnologie. La fotografia e il video sono ottimi mezzi per trasmettere emozioni, concetti ed idee. Attraverso l’innovazione di questi due modi di fare racconto, e unendoli con le parole, si cerca di preservare quello che rimane di naturale e sincero del nostro pianeta.

Come intendi riconsiderare la figura dell’esploratore, in un mondo completamente mappato?

Se negli anni ’80 un Bonatti, zaino in spalla, perseguiva l’ignoto, il viaggiatore di oggi si rapporta con un mondo già perfettamente mappato, ispezionato ed esaminato. Ma non per questo conosciuto. Per poter dire di conoscere si dovrebbero riattribuire al viaggio connotazioni introspettive e antropologiche. Questo l’obiettivo ultimo di Frostscape: riesumare l’essenza del viaggiare – il perdersi in se stessi, oggi tanto necessario e così ignorato, e lo stare in mezzo alla natura e godere del privilegio del contatto diretto con gli elementi e portarla su carta.

Quali sono stati i tuoi viaggi? 

Australia, Africa, Canada, China, Indonesia, USA e un po’ in giro per l’Europa.

Non sono molti, spero di raggiungere altri stati il prima possibile, e raccontarvi le esperienze e gli incontri fatti durate queste avventure.

Cosa vorresti trasmettere con le tue foto, scattate nei diversi angoli del mondo?

 Come detto precedentemente vorrei che la foto fosse un mezzo per preservare la Natura. Ma anche un modo per convincere e spingere l’uomo a ritornare a contatto con l’aria aperta. A Wordsworth bastavano poche ore, immerso nella Natura, per ricaricarsi e ritrovare stimoli e idee per le sue opere.

Quest’estate partirai per l’ Islanda. Perché l’hai scelta? qual è il tuo tragitto?

Esatto. Ormai manca pochissimo, la partenza è dietro l’angolo – 30 Luglio.

Ho scelto l’Islanda perché è una terra (ancora) incontaminata, dove la Natura prevale sul resto. Ancora perché delle acciaierie hanno intaccato il panorama islandese e non solo. In ogni caso l’attività vulcanica dell’isola, dovuta dall’incontro delle due placche, quella nord-americana e quella euro-asiatica, è molto viva e affascinante.

Durante il tragitto m’ imbatterò nelle diversità geologiche come: vulcani, ghiacciai,

deserti di lava, laghi, cascate, crateri, canyon.

L’avventura inizierà da Landmannalaugar, campo base. Da lì mi dirigerò nel cuore dell’Islanda, puntando verso Askja. Successivamente andrò verso sud toccando Snaefell, Lónsöræfi. Una volta sulla costa vedrò Joekulsarlon, Skaftafell, Fjaðrárgljúfur, Maelifell, Laugavegur Trekking. Il percorso si concluderà a Vik, paese sulla costa meridionale dell’isola, non prima di aver ammirato l’unica “attrazione turistica”, ovvero la carcassa dell’aereo DC3.

Cosa vorresti apprendere da questo viaggio? quale sarà la tua attrezzatura?

Il viaggio è un modo per mettersi in gioco e confrontarsi con gli Elements, ovvero la Natura. L’avventura non deve però essere fine a se stessa: ecco che il viaggio diventa veicolo di cultura e si focalizza sul reciproco rapporto uomo-natura. Sicuramente essendo in solitaria per (quasi) l’intero tragitto avrò modo di pensare e ragionare su diversi e interessanti aspetti, che poi saranno le “energie” per andare avanti nel tragitto con la voglia di scoprire dove questi interrogativi mi porteranno.

La cosa certa è quello che mi porterò con me. L’attrezzatura comprende oltre al consueto vestiario da trekking, avrò un carretto della Carrix® che mi permetto di portare maggiore peso e non sollecitare troppo le spalle; un pannello solare di Voltaic System per ricaricare la tecnologia come macchina fotografica; un fornelletto per poter prepararmi il mangiare; una tenda ed un confortevole sacco a pelo; un telefono satellitare in dotazione da Intermatica.

Come potete immaginare non incontrerò molte persone durante questo viaggio. Quindi mi dovrò portare il cibo con me e sarà del cibo liofilizzato che mi integrerà le energie consumate durante il giorno e mi darà quelle per il giorno successivo.


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