Fate la moda, non fate la guerra: le mine antiuomo in Cambogia si trasformano in gioielli

È la solita vecchia storia della fenice che risorge dalle ceneri, la bellezza che nasce dalla distruzione. Il concetto è vecchio ma il modo di applicarlo è estremamente innovativo: creare dalle mine antiuomo splendidi gioielli.

Una coppia vicentina, Igino Brian e Lucia Bruni, sono i fautori di questa straordinaria idea che tutti i giorni si concretizza in Cambogia, terra natale del figlio che hanno adottato, Vattanak.

Igino è un eccellente orafo nella sua città e, sfruttando le sue competenze professionali, ha deciso di trasmettere le sue conoscenze ai ragazzi cambogiani aprendo un laboratorio e anche una casa-famiglia nella patria di suo figlio.

Il suo scopo è quello di strappare alla strada decine di ragazzi in preda alla più assoluta povertà, per insegnare loro un mestiere con cui potersi sostentare e per aiutarli nella loro crescita ed educazione. L’insolita oreficeria ha sede proprio nella capitale, Phnom Penh, ed è divenuta un punto di riferimento per i giovani che vi abitano nelle vicinanze.

Igino e Lucia hanno un cuore grande, e sono rimasti subito colpiti dalla situazione della Cambogia: “Quando siamo andati via con nostro figlio per tornare in Italia – raccontano – abbiamo pensato che questo nostro impegno non poteva finire lì di fronte ai gravi problemi di quella povera gente. Non ci bastava insomma di aver adottato un bimbo, volevamo fare di più”.

Attraverso la realizzazione di questa cooperativa, la coppia vicentina si propone di donare in prima persona un aiuto concreto alla disastrata realtà cambogiana. Questo bellissimo Paese, infatti, nonostante l’apertura al turismo e i primi segni di ripresa degli ultimi anni, si trascina ancora dietro le conseguenze della guerra del Vietnam e dei bombardamenti americani, oltre che gli orrori provocati dal regime dei Khmer Rossi.

Tuttavia, nonostante i progressi, la Cambogia rimane uno Stato dallo sviluppo disomogeneo: da una parte c’è un’elitaria e ridotta classe di ricchi, dall’altra la stragrande maggioranza della popolazione ridotta alla povertà e depredata ogni giorno anche di quel poco che ha.

L’organizzazione fondata da Igino e Lucia prende il nome di Idaonlus (in onore della zia scomparsa che ha dedicato la sua vita agli altri), e non si “limita” ad aiutare i ragazzi direttamente sul posto, ma contribuisce alla sensibilizzazione a questa causa anche in Italia, attraverso numerose iniziative.

I gioielli creati con questo particolare materiale di recupero, hanno forma di fiore e design moderni e originali. Uno strumento di guerra che si tramuta in oggetto solidale, estetico, unico, un’evoluzione del concetto di moda a favore della sostenibilità e della pace.


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