Questo angolo di cielo

Mamma entra nella mia stanza e si siede di fianco a me. Le do in mano una delle mie bambole, lei la appoggia per terra e mi abbraccia. Forte, fortissimo. Quando sciogliamo quell’abbraccio, vedo i suoi occhi rossi e gonfi. Zia Alice se n’è appena andata: ha giocato con me tutto il giorno, da quando la mamma è uscita di corsa fino ad adesso, che è tornata con gli occhi rossi e gonfi.

“Ti devo dire una cosa, Giulia”. Le si spezza la voce mentre dice il mio nome. La guardo, aspettando il seguito di questa dichiarazione.

“Vedi… Stamattina, quando sono uscita, è successa una cosa. Scusami se non ti ho detto niente subito, se sono corsa via lasciandoti con la zia, senza darti spiegazioni… Ma era un’emergenza e non avevo il tempo di…”

“Cos’è un’emergenza mamma?”.

“Un’emergenza è… qualcosa che non può aspettare”.

“E chi è che non poteva aspettare stamattina?”

“Papà”. Scoppia in lacrime non appena dice questa parola. Non avevo mai visto la mia mamma piangere. È strano: sono io quella che piange di solito, anche quando non ce n’è bisogno. Ad esempio quando non ho voglia di fare il bagno.

“Che emergenza aveva papà?”

“Vedi Giulia, è successa una cosa molto grave, stamattina, mentre papà andava al lavoro. Ha avuto un brutto incidente con la macchina. Giulia, io non riesco a trovare le parole giuste per dirtelo, forse perché le parole giuste non esistono, perché non c’è niente di giusto in questa storia, perché qualunque parola io dica, non cambierà la situazione. Papà se n’è andato”.

“E dov’è andato?”.

Lo sguardo della mamma è un po’ sorpreso. Non credo si aspettasse questa domanda, cerca di spiegarmi il fatto che papà è volato in cielo, che adesso è con gli angeli e con la nonna Sandra. Non riesco ad immaginarmi il mio papà tra gli angeli, non credo potrebbe andarci d’accordo. Ma se lo dice la mamma sarà vero. Aggiunge anche che quindi il papà non tornerà più, che da oggi in poi saremo solo io e lei, ma che il papà anche dal cielo mi vorrà sempre bene. Ecco, papà nel cielo senza angeli mi sembra già più credibile: seduto su una nuvola, che legge il giornale lamentandosi delle notizie e fuma la pipa. Gli angeli non gli farebbero fumare la pipa, la mamma si lamenta sempre quando la fuma.

“Dormiamo nel lettone insieme stanotte?”. La mamma sa sempre come farmi felice.

Quando andiamo a dormire, la mamma mi abbraccia forte; lo sento che sta piangendo, anche se cerca di nasconderlo. La abbraccio anche io, chiudo gli occhi e mi accorgo di non riuscire ad addormentarmi subito. Non capisco perché nonostante il sonno io non riesca a dormire, quindi cerco di immaginarmi una giornata diversa di questa, in cui la mia mamma non piange.

Mi alzo dal letto, lasciando la mamma sola. Quando arrivo in sala vedo una figura scura seduta sul divano che guarda la televisione: è uno di quei canali dove danno solo notizie, tutto giorno. Niente cartoni, niente film, solo notizie, notizie, notizie. È uno di quei canali che piacciono al mio papà. Accendo la luce e lui è lì, seduto sul divano, che fuma la sua pipa.

“Non dovresti essere a dormire già da un pezzo, principessa?”.

“La mamma non vuole che fumi la pipa in casa”.

Papà ride. “Allora siamo pari. Vieni qui vicino a me?”.

Mi siedo di fianco a lui e papà mi cinge con un braccio. Posso sentire il calore del suo abbraccio, la puzza della sua pipa. Continua a guardare la televisione, mentre io gli accarezzo il volto.

“La mamma mi ha detto che te ne sei andato per sempre. Mi ha anche detto che sei con gli angeli, ma secondo me tu non sei uno da angeli. Tu sei uno con la pipa”.

Papà ride di nuovo, più a lungo. “La mamma non ti ha detto una bugia. Purtroppo non sarò più con voi tutti i giorni, tutte le notti. La mamma adesso ha bisogno di te, che tu sia forte. Sei capace di prenderti cura della mamma? Di non farla arrabbiare troppo spesso?”.

“Certo. Voglio bene alla mamma, non fumerò la pipa, così lei non si arrabbierà. E mi farò il bagno quando lo dice lei e metterò via i miei giochi”.

“Brava bambina”.

“Papà, ma se te ne sei andato perché sei ancora qui a guardare la televisione?”.

“Perché questo è il nostro angolo di cielo, Giulia”.

“Quindi sei davvero in cielo come ha detto la mamma”.

“In un certo senso. Comunque, figlia mia, non vi lascerò mai davvero sole. E quando lo vorrai, io sarò qui per te, in questo mondo chiamato Fantasia. Qui non esistono le cose brutte; non ci sono macchine che vanno a sbattere l’una contro l’altra portandosi via i papà. Qui ci siamo io e te, insieme e felici”.

“E come faccio ad arrivare qui papà?”.

“Quando hai una giornata di quelle brutte e tristi, chiudi gli occhi e cerca di immaginarti come le cose potrebbero andare meglio. Non smettere mai di credere che le cose possano migliorare, Giulia. Non smettere mai di sperare in un futuro migliore, in un mondo migliore. E quando avrai una di quelle brutte giornate, prova ad immaginare come le cose sarebbero potute andare meglio, vedrai che subito il tuo punto di vista cambierà, troverai una diversa energia per affrontare le altre giornate tristi. Perché purtroppo ci saranno sempre: il trucco è non farsi condizionare”.

“Cosa vuol dire condizionare, papà?”.

“Vuol dire che se una giornata va male, se ti succede una cosa brutta, questo non significa che devi pensare che tutte le giornate andranno male, che succedono solo le cose brutte”.

“Va bene, papà, non mi farò condizionare, allora. Ma posso dirlo alla mamma che sei qui in sala? Anche lei vorrebbe vederti, credo. Anche se forse prima dovremmo far uscire il fumo della pipa”.

Mi accorgo solo adesso che la pipa di papà non fa il solito cattivo odore: questa sera la pipa di papà non puzza.

“Credo che la mamma stia già dormendo, è molto stanca. Torna a dormire e abbracciala forte, come se lo stessi facendo io”.

Gli do un bacio sulla guancia, lo abbraccio forte e torno nel lettone di mamma: ha smesso di piangere, dorme, ma una lacrima ancora le riga la guancia. Mi sdraio di nuovo tra le sue braccia, asciugo quella lacrima e la abbraccio forte, fortissimo, immaginandomi le possenti braccia di papà al posto delle mie.

Come aveva predetto papà quella notte, gli anni a venire, in modo o nell’altro, sono sempre stati qua e là interrotti da qualche giornata di quelle da dimenticare; io e la mamma ci abbiamo messo un po’ a capire come far funzionare le nostre vite senza di lui. Fin da subito, però, siamo state in grado di fare squadra, di sostenerci l’un l’altra nei momenti di sconforto e adesso, che stiamo preparando il mio trasloco, non riesco a fare a meno di pensare che la lascerò sola. Lei ovviamente non ha opposto resistenza alla mia volontà di trasferirmi per l’università, non ha dato il minimo cenno di tristezza e continua a ripetermi solo quanto sia fiera di me e quanto lo sarebbe papà se fosse ancora qui.

In questi anni Fantasia è stata la mia ancora di salvezza: una volta entrata nell’adolescenza ho cominciato a pensare che forse non avrei più ritrovato il mio papà seduto sul divano le notti in cui non riuscivo a dormire perché qualcosa era andato storto, invece l’ho ritrovato lì il giorno in cui il mio cuore si è spezzato per la prima volta o quando per la prima volta nella mia vita ho visto mia madre preoccupata per il mio rendimento scolastico.

Ora sto per affrontare la mia ultima notte in questa casa e forse sarà davvero l’ultima notte in cui riuscirò a visitare il nostro angolo di cielo. Mamma mi chiede di dormire insieme, esattamente come quando ero piccola. Accetto.

La sento addormentarsi al mio fianco, ma io non riesco a prendere sonno. Da domani la mia vita sarà diversa, entrerò davvero in quella che chiamano “l’età adulta” e tutti questi pensieri non mi permettono di chiudere gli occhi e lasciarmi andare al mondo dei sogni.

Mi alzo, magari con una buona tisana riuscirò a rilassarmi; ma quando passo davanti alla porta del salotto, lo trovo ancora lì, ad aspettarmi.

“Non riesci a dormire, bambina mia?”. Mi sorride e aspira dalla sua pipa.

“Sono un po’ agitata. Un po’ per me e un po’ per la mamma”.

“La mamma starà benissimo, amore mio. È felice per te e sapendo che ti stai realizzando non riesce nemmeno a sentirsi sola. Te l’ha detto che anche io sono fiero di te?”.

“Sì, lo immaginava”.

“Sei diventata grande, piccola mia e sei diventata una splendida donna. Non avrei potuto desiderare una figlia migliore di te e non sai quanto mi sia dispiaciuto, in questi anni, non aver potuto condividere ogni singolo momento, ogni singolo traguardo ed ogni piccola sconfitta, con te. So che in molti momenti ti sei arrabbiata, forse un po’ anche con me, per questo “buco” che è rimasto nella tua vita da quando me ne sono andato; ma so anche che tutte le volte riuscivi a calmarti e a capire che purtroppo non possiamo decidere sempre noi quello che ci accade, ogni tanto possiamo solo accettare le cose che succedono e fare del nostro meglio per superarle e trarne insegnamento. In questo sei stata bravissima, bambina mia. E forse è arrivato il momento di lasciarlo andare questo papà, di non tornare più in questo angolo di cielo. Non ne hai più bisogno. Sei grande e hai imparato dai tuoi errori, da quanto di più brutto ti sia capitato. Avrai sempre un posto nel mio cuore e so che non mi dimenticherai. Ti amo, figlia mia, ora vai e costruisciti un futuro splendente, perché questo dipende solo da te”.


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