Lente d’Ingrandimento: Il Grande Gatsby – Francis Scott Fitzgerald

Il Grande Gatsby è un romanzo ambientato a New York nell’estate del 1922, che ritrae abilmente l’atmosfera e le emozioni del periodo. Ne emerge un mondo fatto di lusso e feste, in cui i sentimenti si svuotano del loro significato, senza ideali, in cui è facile annoiarsi.

Il romanzo, che potrebbe apparire come una storia d’amore, ha in realtà un tono ben diverso; è incentrato soprattutto sul passato, sulle illusioni, sui ricordi, sull’idea di cambiare il passato.

L’autore riesce ad intrecciare abilmente, in nove brevi capitoli, gli avvenimenti presenti con quelli passati.

Jay Gatsby, il protagonista indiscusso, vive infatti per il suo passato, nella speranza di poterlo trasportare al presente e quindi al futuro, modificandolo. Il misterioso e inquieto Gatsby, con le sue feste stravaganti, il lusso e la mondanità di cui si circonda, ha come unico obiettivo ritrovare Daisy, il suo amore giovanile.

L’autore, grazie ad uno stile molto descrittivo e suggestivo, dà un’ottima caratterizzazione dei personaggi, tutti perfettamente individuabili: sono infatti definiti da gesti, aspetto e parole.

Nonostante sia proprio lui a rendere possibile l’incontro tra i due vecchi amanti, Nick Carraway non è mai a conoscenza dei fatti: il narratore conosce la storia nello stesso modo del lettore, accompagnandolo in tutto il romanzo, nelle scoperte, negli inganni e nella tragedia. Egli ha la funzione principale di narrare tutte le vicende che coinvolgono l’intrigante figura di Gatsby. In questo modo l’autore fa aumentare la suspense, rendendo possibili gli innumerevoli colpi di scena. L’autore è, infatti, abilissimo nel non dare al lettore la capacità di prevedere ciò che accadrà durante il romanzo.

I due personaggi sono in realtà molto diversi: Nick è un moralista, un conformista, mentre Gatsby è un sognatore che lotta fino alla fine per realizzare il suo sogno più grande, ritrovare l’amore perduto rivivendo il perduto passato.

Daisy è una donna frivola e amante del lusso che non prova assolutamente affetto per Gatsby, come invece potrebbe apparire; Tom Buchanan, il marito della donna, è egoista, aggressivo e meschino; non si fa problemi di rivelare a tutti che ha altre relazioni e non ci pensa troppo a mettere nei guai Gatsby quando questi cercherà di sottrargli la moglie, di cui peraltro ha scarsissima considerazione.

Ci sono poi altri personaggi secondari, che provocheranno il finale drammatico: Myrtle Wilson, amante di Tom, e suo marito, un uomo piuttosto ingenuo, che si farà facilmente plagiare dalle parole di Tom. Infine c’è Jordan Baker, amica di Daisy e interesse amoroso di Nick, un’altra testimone della tragedia.

Numerosi sono i temi dell’opera, tra i quali spiccano la mancanza di affetti autentici, il crollo dei miti e il peccato, ma il tema principale è sicuramente la solitudine, l’indifferenza. Il più solo è sicuramente Gatsby che organizza nella sua lussuosa villa feste favolose alle quali non partecipa nemmeno ma che servono ad attirare l’attenzione di Daisy. Gatsby è l’emblema dell’uomo solo, da quando lo si vede per la prima volta al momento del suo funerale. Emerge tutta la solitudine di questo grande uomo che tanto ha donato agli altri ma che poi si è ritrovato solo.

Gatsby vive solo per un sogno, Daisy, ed è perfino disposto a morire per esso. Nonostante il suo passato oscuro e criminoso, è caratterizzato da un’elevata moralità: la villa, le macchine, il denaro non hanno nessuna importanza per lui.

La conclusione del romanzo è sicuramente tragica, ma soprattutto triste.

È un romanzo intenso che, superata una parte iniziale a tratti noiosa, fa entrare in un mondo di apparenza e illusione, molto diverso dalla nostra contemporaneità, e dà modo al lettore di riflettere: è meglio abbandonare i ricordi e lasciarli vivere nel passato, o permettere che essi rivivano nel futuro?


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