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Legàmi: Ambientalismo ed ecologia tra cinema e documentari

Probabilmente è solo una mia impressione, ma a parer mio c’è un modalità ben precisa con cui il tema dell’ecologia viene trattato dal mondo del cinema.

Quando l’ambiente, l’ecologia e i cambiamenti climatici non sono solamente lo sfondo per qualche thriller, film horror o colossal (penso ad Avatar, ad esempio), ma il tema centrale su cui si sviluppa la trama della pellicola, allora potete stare certi che si tratta di un film sull’ecoterrorismo oppure di un documentario.

È come se l’industria cinematografica si sia divisa in due, i film più commerciali, conosciuti e distribuiti raccontano l’ambientalismo nella sua forma più radicale e criminale, mentre il circuito di nicchia dei documentari, si prende carico di intervistare scienziati, persone comuni e personalità politiche per raccontare quanto sta andando a rotoli il nostro “amato” pianeta Terra.

Prendete ad esempio due film usciti entrambi nel 2013, The East e Night Moves, ottimi film con cast composti da attori come Dakota Fanning, Jesse Eisenberg, Ellen Page e Patricia Clarkson e prodotti da gente come Ridley Scott, giusto per fare qualche nome.

The East, racconta di Jane, un agente operativo per la società di intelligence privata Hiller Brood, che viene assegnato dal suo capo a infiltrarsi nell’organizzazione clandestina che si fa chiamare The East, un gruppo di attivista, anarchico ed ecologista che ha lanciato diversi attacchi contro le imprese, nel tentativo di esporre la loro corruzione.

Jane cambia il suo nome in Sarah, riesce ad infiltrarsi e ben presto scopre che ogni membro del The East è stato personalmente danneggiato da attività di alcune grandi aziende. Ad esempio, Doc è stato avvelenato dai chinoloni, farmaci ad uso locale e sistemico di origine sintetica, che hanno degenerando il suo sistema nervoso. Il primo attacco a cui partecipa Sarah, infatti, consiste nell’infiltrarsi ad una festa elegante e mettere una piccola dose letale del farmaco nello champagne di tutti. Come la mente e il corpo di un dirigente cominciano a degenerare, la verità viene rivelata.

Un altro membro di The East, invece è Izzy, la figlia di un amministratore delegato di un’azienda petrolchimica. Il gruppo utilizza la connessione padre figlia per avvicinarsi all’uomo e costringerlo a fare il bagno nel corso d’acqua che ha utilizzato come discarica tossica.

Sarah ben presto dovrà decidere da che parte stare, ma non sarà ne The East e nemmeno la Hiller Brood e i suoi clienti ecocidi, ma una nuova strada di eco attivismo per fare una differenza, senza però recare danni a nessuno.

Night Moves, invece, presentato alla 70° mostra del cinema di Venezia e al Toronto Film Festival, segue la storia tre ambientalisti radicali che complottano per far saltare in aria una diga.

Josh, Dena e Harmon, un ex-Marine, delineano il piano per bombardare una diga, che credono stia danneggiando l’ambiente. Comprano fertilizzante, assemblano una bomba e la caricano su una barca che di notte portano alla diga. Dopo l’esplosione, Harmon saluta e se ne va, mentre Josh e Dena vengono fermati dalla polizia, ma eludono ogni sospetto.

Tutti riprendono le loro vite, Josh torna alla fattoria dove vive e lavora e ascolta le altre persone che vivono li discutere dell’esplosione: un uomo era accampato nei pressi della diga ed ora è disperso. Verrà ritrovato morto poco dopo, generando ben presto sensi di colpa e panico nel gruppo.

Il documentario Revolution, uscito solamente un mesetto fa il 22 aprile 2015, ha tutto un altro sapore. Si tratta dell’attesissimo follow-up di Sharkwater, del cineasta Rob Stewart che questa volta ci porta in un’avventura da 3,5 miliardi anni della crazione: dall’evoluzione della vita alla rivoluzione in corso per salvarci. Girato nell’arco di quattro anni in 15 paesi, Revolution cattura alcuni dei più notevoli spettacoli naturali mai registrati, e dà al pubblico uno sguardo di prima mano nella più grande battaglia mai combattuta. Dalle barriere coralline in Papua Nuova Guinea, alle foreste pluviali del Madagascar, Stewart ci mostra come tutte le nostre azioni siano interconnesse.

Infatti, già nel suo primo film, Stewart ha scoperto come ad essere in pericolo non sono solo li squali, ma noi stessi, ed ora guarda all’evoluzione della vita e alle rivoluzioni passate, al fine di scoprire i segreti necessari per salvare il nostro mondo. Insomma, è un documentario che si unisce agli attivisti e alla lotta dei giovani per salvare il loro futuro, un film che fa aprire gli occhi e venir voglia di cambiare il mondo, di lottare per qualcosa. É un viaggio di speranza, sorprendente, bello e provocante, che trasforma la crisi in un’opportunità per tutti di diventare un eroe.

Questi sono solo alcuni esempi e come vi ho detto all’inizio, magari è solo una percezione personale, ma è indubbio che se facciamo riferimento a questi film che vi ho citato, il messaggio ricevuto dal pubblico è estremamente diverso.

Da una parte c’è l’invito ottimista a prendere parte alla rivoluzione, a fare qualcosa per il nostro mondo e il nostro futuro, a diventare “eroi”, dall’altra c’è la negativa polemica politica contro l’attività criminale dei gruppi eco-terroristici, che mette in secondo piano il vero problema ambientale e punta tutto sul debole del grande pubblico per i thriller e le cospirazioni contro le aziende multinazionali.

Insomma il mio è un invito, informatevi, guardate film, documentari e magari ditemi cosa ne pensate voi.


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