Il caso Derek Shepherd: empatia tra realtà e finzione

Quale sarà, tra tutte, la notizia dell’ultima settimana che più ha sconvolto, deluso, suscitato moti di ribellione nella buona parte della popolazione femminile dei social network?

La morte (televisiva) di un uomo (personaggio televisivo) centrale negli sviluppi di una serie tv molto amata, Grey’s Anatomy, giunta alla sua undicesima stagione in primo luogo grazie al sostegno dei fan della sfaccettata, appassionante, irta di difficoltà ma infine solida e matura storia d’amore tra la protagonista e l’affascinante medico, prima avventura di una notte, poi collega di lavoro e compagno di una vita.

Nonostante avessero già creato delle perplessità le frequenti fin quasi al grottesco disgrazie che periodicamente colpivano i personaggi principali, grazie ai caratteri ben costruiti e alle storie coinvolgenti e drammatiche dei pazienti, capaci di toccare le problematiche sociali più varie, la serie ha mantenuto un numero elevato di fedelissimi… almeno fino ad ora.

Ultimamente le serie tv hanno conquistato un pubblico sempre maggiore, più variegato ed esigente, e per soddisfarlo anche la loro qualità è cresciuta notevolmente, fino a costituire una seria concorrenza per il cinema. Quali sono i punti forti delle serie tv, quelli che permettono di creare un legame tanto stretto col pubblico?

Secondo gli psicologi le ragioni sarebbero legate, per i più giovani, a un meccanismo di costruzione identitaria, alla ricerca di un modello.

Un modello che si fa più forte in quanto garantisce l’appartenenza a un gruppo sociale: condivisione di opinioni, partecipazione attiva a discorsi tra amici, forum, community. Centrale inoltre il gusto per l’empatia, che ci rende partecipi delle vicende narrate.

A queste motivazioni si deve aggiungere il meccanismo principale per tenerci ben legati: la suspance, l’attesa della puntata successiva per completare il puzzle, soddisfare le curiosità e speranze dello spettatore.

Allo stesso modo funzionavano i feuilleton, i romanzi d’appendice diffusosi nei primi decenni dell’Ottocento su quotidiani o riviste: dividere la storia in tante parti permetteva di catturare l’attenzione del pubblico e mantenerla a lungo grazie a diversi stratagemmi narrativi.

Bisogna però considerare che oggi, grazie allo streaming, i fan possono passare ore, giornate e nottate intere, a vedere e rivedere gli episodi. La ricerca continua di emozioni così facilmente fruibili può creare dipendenza, perfino ossessione, non solo evasione ma rifiuto della realtà.

Perché qualcosa che razionalmente sappiamo non essere vero, può coinvolgere a tal punto da turbare tanti cuori più delle tragedie nel Mediterraneo, del terremoto in Nepal, delle commemorazioni della Liberazione?

È proprio come se per molti di noi quei personaggi fossero amici che conosciamo bene, che abbiamo seguito in un percorso. Anzi, non pretenderanno mai nulla da noi né mai ci feriranno, solamente ci daranno la possibilità di soddisfare vari “bisogni psichici”, di farci vivere molte altre vite.

Ma come si può entrare emotivamente in contatto con un personaggio di finzione?

Una risposta interessante potrebbe venire dal concetto di neuroni specchio, scoperti negli anni ’90 dall’italiano Giacomo Rizzolatti. Questi sarebbero il fondamento della nostra capacità empatica, cellule nervose motorie che si attivano in risonanza con l’esperienza altrui, come se a compierla fossimo noi stessi.

Perché l’immedesimazione sia forte, non è necessaria la visione diretta, ma basta il racconto orale o la lettura. Questo dimostra che il meccanismo a specchio è attivo anche sulla base di una mediazione simbolica.

Perciò possiamo sentirci tanto vicini a personaggi di finzione: guardandoli, ascoltandoli, leggendoli si creano in noi non solo rapporti a livello mentale, ma vere e proprie reazioni fisiologiche, emozioni condivise.

Le reazioni forse esagerate ma veramente sentite dei fan possono suggerire una riflessione. Siamo tanto coinvolti dalla storia di Meredith Grey e di Derek Shepherd perché li conosciamo, anzi abbiamo probabilmente dedicato più tempo alla conoscenza delle loro vicende che alla comprensione degli eventi reali di ogni giorno, dalle recenti tragedie alla legge elettorale.

Siamo inseriti in una trama complessa che non è certo chiaramente riportabile in tutte le sue sfumature come potrebbe esserlo una vicenda inventata, ma che costituisce l’unica storia nella quale, con le nostre scelte, facciamo la differenza. Non ci staremo lasciando distrarre un po’ troppo?


CREDITS

Copertina

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.