Lente d’ingrandimento: da grandi poteri derivano grandi responsabilità

 

Il suo nome è Ala’a Basatneh, ha 19 anni (nel 2012), vive nei sobborghi di Chicago, è una matricola al college e coordina una rivoluzione#Chicagogirl: The Social Network Takes On a Dictator, è il documentario che racconta la sua storia.

chicagogirl.it
Ala’a Basatneh con la sua famiglia photo credits: http://macguff.in/macguffin-content/siff-film-review-chicagogirl/

Ala’a Basatneh nasce a Damasco, Siria, ma è costretta ad abbandonare il suo Paese insieme alla famiglia a causa del contrasto con il regime di Hafez al-Assad (1971-2000), quando è ancora una bambina. La sua vita ora è negli Stati Uniti, dove vive con i genitori e il fratello minore, dove frequenta l’università ed ha un lavoro. Ma da quando è scoppiato il conflitto in Siria, Ala’a Basatneh non ha più tempo per tutto questo. Passa le sue giornate collegata ad ogni social media che potete immaginare. Dal 2011, infatti, coordina la rivoluzione siriana dal suo computer in un sobborgo di Chicago.

Su Facebook la seguono 2.103 persone e i followers su Twitter sono 5.979, usa Skype e Google Maps. È responsabile di centinaia di persone “on the ground” in Siria. Posta le manifestazioni come eventi su Facebook, trova vie di fuga tramite Google Maps e carica i video girati dai dimostranti. Protegge i video e li migliora oscurando i volti e sottotitolandoli con iMovie e una volta postati diventano le principali fonti dei media tradizionali.

Il compito di Ala’a Basatneh è anche quello di assicurarsi che i suoi amici abbiano tutti i tipi di apparecchi di registrazione e di procurarglieli. Questi ragazzi erano semplici studenti come lei che non sono riusciti a tirarsi indietro. Vogliono abbattere il dominio di terrore del Presidente Bashar al-Assad e sono disposti a rischiare la loro vita per farlo. Come il film-maker Bassel Shehade (direttore della fotografia siriana di #Chicagogirl, a cui è dedicato), studente alla Syracuse University di New York tornato in Siria per partecipare alla liberazione e ucciso dal regime nel maggio del 2012 mentre riprendeva i bombardamenti.

Ala'a Basatneh photo credits: http://www.giffonifilmfestival.it/en/film-scheduling-day-by-day/item/364-chicagogirl-the-social-network-takes-on-a-dictator.html
Ala’a Basatneh
photo credits: http://www.giffonifilmfestival.it/en/film-scheduling-day-by-day/item/364-chicagogirl-the-social-network-takes-on-a-dictator.html

Infatti, a differenza dei rapidi rovesciamenti scatenati dalle proteste in Tunisia e in Egitto, in Siria la stretta delle violenze, delle repressioni e delle censure non si è mai allentata. Gli interventi dell’Onu e dei Grandi del mondo, sono stati del tutto inconcludenti. Le opzioni dei contestatori del regime, quindi, restano solamente due: una è pacifica ed è quella di intraprendere la strada del citizen journalism, l’altra è quella di imbracciare un AK47 e di arruolarsi nell’Esercito Siriano Libero.

Il film è stato girato nel corso di due anni tra gli Usa e la Siria, e ci permette di seguire l’evolversi del conflitto dalle proteste pacifiche fino all’escalation delle violenze. Vediamo gli amici di Ala’a attraverso i loro stessi filmati, che trasmettono tutta la brutale violenza, la morte e la devastazione delle strade e il conseguente terrore.

Il loro lavoro e quello di Ala’a sono ciò che ci permette di conoscere cosa sta accadendo ancora oggi in Siria, quando i media tradizionali non sono in grado di fornirci informazioni. Il governo di Bashar al-Assad, infatti, ha impedito fin da subito l’accesso alle informazioni nel Paese, seguendo la strategia del terrore del defunto padre.

Quello che ci mostra il lavoro di Ala’a Basatneh è anche quanto sia grande il potere di Internet e come possa essere usato responsabilmente per rendere il mondo un posto migliore. Il lavoro di Ala’a, quindi, ci dimostra ancora una volta che le parole di Aaron Swartz non potrebbero essere più vere: “Tutto è fantastico, internet ha creato tutte queste libertà e possibilità e tutta sarà fantastico, o tutto sarà terribile, internet ha creato tutti questi strumenti per perseguitare e spiare e controllare quello che diciamo. […] Sta a noi decidere quale enfatizzare e da quale delle due vogliamo trarre vantaggio, perché sono lì entrambe e lo saranno sempre”.

Dopo questa testimonianza non possiamo non porci delle domande: quale influenza avrà Internet nelle rivoluzioni? Perché una videocamera è più efficace di un AK47? E perché i regimi in Tunisia e Egitto, sono caduti in pochi giorni, mentre in Siria il regime è ancora al potere?


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